Elementi di storia dell'Adi. Documenti e origine dell'Associazione raccolti e pubblicati a puntate da Renzo Rubele sulle liste Adi in occasione del quinto compleanno (2003). Questa riproposizione è anche un ringraziamento a Renzo, perchè il suo lavoro di allora non resti sepolto negli archivi. Ripropongo qui i messaggi nella loro versione originale.


Prima Puntata
Puntata numero 2
Puntata numero 3
Puntata numero 4
Puntata numero 5
Puntata numero 6
Puntata numero 7
Puntata numero 8
Puntata numero 9
Puntata numero 10
Puntata numero 11





PRIMA PUNTATA

[dagli Archivi del Coordinamento Dottorandi di Padova]

RR

_______________________________________________________________

All'inizio era soltanto un sogno.
Poi divenne una scommessa, un progetto.
Fu così che nacque il Penn Duik.

Eric Tabarly



Ciao Alessandro,

> Peraltro era il 10 agosto ...
> e mi son detto "Chissà quell'astronomo che fine ha fatto??!"

Beh, sono finito in Cile. E visto che in questo momento il vento è sopra i
50km/s (non posso aprire la cupola del telescopio), mi sembra sia giunta
l'ora di scriverti la benedetta storia della nascita della famosa lettera di
protesta e delle implicazioni padovane della vicenda.

Tutto è nato nel mese di Gennaio del 1996 quando due ingegneri, Gianni
Sparacino e Paolo Vicini, scrissero una prima bozza della lettera che
lanciarono in rete chiedendo di rispedirla a chiunque fosse interessato alla
questione. Il tam-tam telematico fece sì che arrivasse anche a me verso la
metà di Gennaio. Io ero nella fase peggiore del mio dottorato cioè in piena
scrittura di tesi. Risposi comunque alla lettera dando la mia disponibilità
a collaborare. Sucessivamente, alla fine di febbraio risolti i nostri doveri
con il dottorato e oramai disoccupati, ci mettemmo con Gianni, Paolo e altri
del loro dipartimento a lavorare sulla lettera anche in base alle centinaia
di mail di appoggio e di adesione che nell'arco di due mesi arrivarono al
mitico indirizzo e-mail dotric presso il loro sito. Nel frattempo altri
dottorandi da varie parti d'Italia, oltre a semplicemente aderire alla
lettera, cominciarono a collaborare attivamente. Una delle persone che più
si diedero da fare fin dall'inizio fu Guido Germano, che poi divenne il
primo presidente della nascente ADI.

Da Marzo 1996 (dopo la consegna della tesi), l'attività di scrittura della
lettera proseguì sempre più alacremente con la contemporanea compilazione
della lista delle persone aderenti. Un lavoro non banale quest'ultimo,
svolto quasi tutto a mano, vista l'eterogeneità delle adesioni che stavamo
ricevendo. Molti aderirono anche via fax. L'obiettivo primario era quello di
mandare prima possibile la lettera con l'allegata lista di più di mille
adesioni al ministro MURST e a tutti gli organi competenti che potevano
essere interessati. Agli inizi di Aprile spedimmo varie copie della lettera
con allegate circa 200 pagine di nomi. Contemporaneamente si diede vita ad
una opera di sensibilizzazione in varie parti d'Italia presso parlamentari,
rettori, professori, ricercatori consegnando la lettera e partecipando a
dibattiti e conferenze. In quel momento era ancora in vita il governo Dini e
si aspettavano le elezioni. Durante la campagna elettorale io personalmente
ho consegnato la letterona a Prodi di passaggio a Padova, purtroppo non
direttamente nelle sue mani ma al suo staff. Il ministro (Salvini, del
governo Dini) comunque dopo poco ci rispose mandandoci un fax. Se non
ricordo male il fax venne mandato al primo dottorando della lista dato che
un po' ingenuamente non avevamo indicato nessun indirizzo per una eventuale
risposta. Il testo del ministro era di piena solidarietà alle nostre
richieste ma fattivamente non rispondeva alle nostre richieste se non
genericamente.

In Giugno, con una versione leggermente modificata e con nuove adesioni
(1500 se non sbaglio), risottomettemmo la lettera al nuovo governo appena
formato. Contemporaneamente si riuscì a far partire la lista di discussione
(doric-discussion) sul server napoletano. A metà Luglio, improvvisamente e
con un preavviso di due giorni, venimmo contattati dal ministero per un
primo colloquio. La delegazione venne organizzata in poche ore e da Padova
partimmo io e Paolo Vicini. Il resoconto lo puoi trovare da qualche parte
nell'archivio dell'ADI. La sensazione nostra fu quella che avevamo a che
fare con dei veri burocrati, aperti a parole ad accettare le nostre proposte
ma poi poco o per niente fattivi nel realizzarle. La cosa è e tuttora vera.

A Settembre molte cose cambiarono. Paolo partì per Seattle, io per Napoli e
Gianni scomparve senza lasciare traccia. Dopo due mesi ricomparve
annunciando che aveva vinto un concorso per tecnico Laureato presso la
facoltà di Medicina. Io da Napoli organizzai un nuovo incontro con il
ministero che però si concluse con un nulla di fatto (come aveva previsto
Guido Germano). Al ministero dovevano ancora riorganizzarsi dopo l'arrivo di
Berlinguer e quindi gli incontri erano sopratutto interlocutori con i
burocrati che cercavano di prendere tempo. Da questo momento in poi la vita
in rete dell'associazione cominciò a essere sempre più "viva" e nell'arco di
un anno nacque ufficialmente l'ADI.

Il gruppo di Padova all'inizio di questa storia ha avuto il ruolo di
ispiratore e di coordinatore della protesta. Successivamente è fallita la
nascita di una sede locale perchè essenzialmente sono mancate le persone che
dovevano fare da traino e anche perchè le prime fasi di vita
dell'associazione si sono svolte tutte in modo "virtuale", cioè in rete.
Nelle nostre discussioni via rete si era già prefigurata una struttura di
una associazione con varie sedi locali in continuo contatto telematico, cosa
che si è realizzata (bene o male) con ADI. Ma quello che è mancato a Padova
è stato un gruppo di persone pronto a darsi da fare per "uscire" dalla rete
e rendersi reali. Personalmente pur mantenendo rapporti abbastanza stretti
con il dipartimento e tornando abbastanza spesso a Padova, , non sono
riuscito a sensibilizzare abbastanza i dottorandi di mia conoscenza (anche
solo quelli del mio dipartimento). E secondo la mia esperienza è un dato di
fatto che alla fine si crea qualcosa solo se esistono persone sensibili al
problema e disponibili al sacrifico per qualcosa di superiore.

Spero che quanto ho scritto sia abbastanza dettagliato per darti una visione
buona della "early history" della nostra associazione. A Settembre sarò a
Padova per quindici giorni e passerò alla Specola un paio di giorni. Se non
sei a riposarti (come mi sembra di capire ti piacerebbe fare) mi farebbe
piacere continuassimo a parlarci di persona, così posso rispondere
direttamente alle domande che ti possono venire in mente.

Qui il vento continua a essere troppo forte e il telescopio rimane chiuso:
vorrà dire che mi metto a lavorare...

A presto, Simone Zaggia


... e la storia continua



----------------------------------------










PUNTATA NUMERO 2



[dagli archivi del Coordinamento Dottorandi di Padova]

RR

____________________________________



MICH:
E la grande marea mossa dai primi Padovani spazzo' in lungo ed in largo
tutta la penisola, giungendo sino ai posti piu' impensati: persino Padova.
Era, se non erro il febbraio del 1996 quando vidi l' appello per la "lettera
aperta", che firmai entusiaticamente. Non ricordo quale amico/collega di
quale universita' me la fece conoscere, ricordo solo che quella novita'
"esterna" mi piacque subito e diedi la mia adesione. Solo molto piu' tardi,
addentrandomi nei meandri degli archivi scoprii che "la cosa" era nata
proprio qui, a duecento metri dal mio dipartimento sull' altra riva del
"Piovego River". Poco dopo la mia adesione da quella lettera naque un
"Coordinamento Nazionale" al quale avrei voluto aderire, ma ormai ero in
procinto di partire per le fredde terre del Nord Europa, e rimandai tutto.
Padova rimase per il momento refrattaria alla creazione del coordinamento
nazionale: prorio le energie spese per far nascere il tutto avevano reso
difficile la creazione di un nucleo locale. Non che mancasse il desiderio,
anzi come mi ha scritto un po' di tempo dopo Andrea Giraldo, uno dei "padri"
dell' organizzatissimo nucleo di dottorandi di fisica

"L'idea di creare un coordinamento padovano, anche visto quello che succede
nelle altre sedi di dottorato, ci era venuta anche a noi ma ci e' mancato lo
spunto e la forza."

Ma Padova non era morta, stava solo recuperando energie. Mesi dopo, entrando
in area laboratori, vidi l' annuncio che un gruppo di dottorandi dell'area
biomedica aveva deciso di riunirsi per formare un coordinamento di
dottorandi dell' area biomedica. "Benissimo - dissi - qualcosa si e' mosso
anche qui!". Ed andai alla riunione.

LUCA:
in realta' nelle intenzioni iniziali non c'era da parte mia almeno alcun
riferimento all'iniziativa nazionale, di cui eravamo nei primi gg. di
gestazione completamente all'oscuro. siamo nati (sinceramente) per
emulazione delle riunioni oceaniche degli specializzandi di medicina, il cui
altissimo potere contrattuale suscitava in me, medico ma tristemente
immolato (per chiari squilibri psichici) alla ricerca, una grande invidia.

Contattai Phil Washbourne e una terza persona, che sinceramente non mi
ricordo chi sia...

MICH:
Ricordo che si chiamava Carlo, ma pochi mesi dopo era gia' in partenza per
altri lidi: tesi consegnata e matrimonio in arrivo aveva vinto una borsa in
un' altra universita'

LUCA:
Noi tre, durante una pausa per il caffe' abbiamo messo dei sibillini annunci
lungo le scale del biologico, i quali invitavano i dottorandi dell'area
biomedica a riunione.. chiaramente, siccome siamo tutti persone molto
intelligenti (non per niente facciamo ricerca....) si sono presentati solo i
dottorandi del nostro dip (sc. biomediche...) o quasi. fra gli astanti era
però presente un signore con la barba ed un chiaro aspetto da giornalista:
Mich Tronchin, con il suo inseparabile giubbetto multiuso multiruolo verde
escursione che faceva molto freelance del Mattino di Padova o forse
addirittura del Gazzettino. In realtà era solo (solo?) uno dei nostri, ed
uno di quelli che più si è dato da fare, fra pagine Web e amenità varie.
Abbiamo ben presto iniziato a riunirci su base saltuaria, ed a scambiarci
email di fuoco, prima di riuscire ad allargarci all'area umanistica grazie
all'impegno di persone come Alessandro Ambrosi (AleA), Enzo Menna (ti prego
mich aggiungi qualcun'altro che i miei neuroni stanno fondendo)

MICH:
Beato te che hai ancora piu' neuroni: a me ne rimane uno solo e per giunta
sta scadendo la garanzia! Allora... vediamo... Bianca Ancona, da Fisica c'
era Martina Da Rold, sostituita qualche mese dopo da Guido Michelon,
Francesco Bravin, da Geografia c' era Benedetta Castiglioni, sostituita poi
da Sandro Meli sostituito poi da Francesca Scolari, e ... ahia, entro in
overflow anch' io, diciamo solo tanti altri, che senza tanto clamore si sono
dati da fare e poco a poco hanno dato il loro contributo alla costruzione
del gruppo.

I primi tempi sono stati davvero duri: non esisteva ordine del giorno,
veniva deciso all' inizio di ogni riunione, non c' erano moderatori e non
avevamo mailing list, anzi piu' di qualcuno non aveva neppure l' e-mail
(Benedetta Castiglioni, ad esempio, credo abbia mancato qualche riunione per
negligenza da parte degli altri che per mancanza di volonta': fu lei a
stendere la prima bozza del primo "documento ufficiale" del gruppo: la
lettera al Rettore). Poco a poco l' "armata Brancaleone" che eravamo prese
forma ed inizio' ad ingranare. Nel frattempo iniziò a costituirsi l'ADDRI
(che in seguito divenne ADI), e dall' ADDRI ci capitò, un caldo agosto
(anzi, era luglio) un certo Alessandro Ambrosi (AleA), che rimase colpito
dallo stato di anarchia nel quale navigavamo. Ci volle qualche tempo (ed una
discreta dose di insulti reciproci fra me e lui) prima di arrivare noi ad
essere più organizzati e lui ad accettare quel nostro fare assolutamente
non-ADDRI. Quando l' ADI si costituì il nostro gruppo dovette decidere se
adeguarsi, staccarsi o che. Decidemmo che la cosa migliore da fare era non
buttare via il contributo di nessuno e di restare quello che eravamo: un
gruppo aperto a tutti, senza la necessita' di tessere: quasi tutti i
responsabili presero la tessera ADI, e scegliemmo AleA come rappresentante
in sede nazionale, il gruppo in quanto tale avrebbe però continuato a
riunirsi e prendere decisioni locali sentendo tutti i dottorandi, senza
distinguere fra tesserati o meno, solo in caso di decisioni "interne" all'
ADI avremmo tenuto conto del tesseramento. Tale situazione dura ad oggi.


Michele Tronchin
Luca Scorrano



----------------------------------------









PUNTATA NUMERO 3




da "il mattino" (Padova) del 2 aprile 1996, pag. 22

RR
______________________________


Molti giovani studiosi soffocati dalla burocrazia, scarse occasioni
professionali

Dottorato di ricerca, fabbrica di delusioni


UN APPELLO e una proposta sono contenuti nel documento firmato da 1630
dottori e dottorandi di ricerca di tutta Italia e indirizzato alla
Presidenza del Consiglio, al Cun, ai Rettorati e a cinque ministeri.
L'iniziativa, partita da Padova, tra il 9 gennaio e il 18 marzo ha raccolto
via Internet un buon numero di adesioni. Il testo fa luce su una situazione
insostenibile: spreco di risorse, attese tradite, costruzione di lager
culturali che dilatano i tempi d'approdo ad un'attività di lavoro
giuridicamente garantita. Il dottorato di ricerca conferisce il più alto
grado di istruzione previsto dall'ordinamento accademico italiano. I corsi
di dottorato durano 3-4 anni e vi si accede mediante concorso pubblico. Ai
vincitori, che svolgono attività a tempo pieno seguita dal collegio dei
docenti sotto il controllo di un tutore, viene assegnata una borsa di studio
di 13 milioni annui (l'importo è invariato dal 1989). A monte, di solito,
c'è una laurea brillante e la spinta a continuare gli studi si lega al
desiderio di un futuro professionale che comporti una significativa
esperienza nella ricerca. In effetti molti dottorandi ottengono risultati di
buon interesse scientifico. Poi accade che un prodotto, costruito con
fatica, viene in gran parte buttato via. All'estero la preparazione del
dottore di ricerca, oltre agli sbocchi accademici, offre un passaporto per
entrare in industrie, enti di ricerca, ospedali; in Italia questo titolo,
all'esterno dell'università, pesa pochissimo: per i privati chi ha
conseguito questa specializzazione è solo un laureato più anziano degli
altri, per gli enti pubblici tale esperienza non dà precedenze anche se è lo
Stato a spendere 180 miliardi l'anno in un pulviscolo di borse di studio. Si
crea quindi l'imbuto: i concorsi pubblici a ricercatore universitario sono i
soli in cui questo diploma rientri nei titoli valutabili. Il che rende
estremamente scarse le possibilità di inserimento. Infine gli anni di
dottorato non sono nemmeno riscattabili a fini pensionistici. A queste
difficoltà, pesanti, si aggiunge un'assurda trafila burocratica. Terminato
il corso, il dottorando deve presentare entro febbraio dell'anno solare
successivo una tesi (da scrivere in italiano così non si rischia che venga
inserita nel circuito internazionale) sulla ricerca svolta che discuterà di
fronte ad una commissione di tre docenti, nominata a livello nazionale, che
deciderà senza appello. La data di questo esame cambia di anno in anno e
tende a spostarsi in avanti nel tempo. Un esempio: i dottorandi che avevano
finito il corso il 31 ottobre del 94 ed avevano consegnato la tesi
all'inizio del 95 hanno potuta discuterla tra l'ottobre del 95 e il gennaio
del 96. Ma per certificare il titolo occorre altro tempo: bisogna depositare
la tesi (da consegnare a mano) nelle biblioteche nazionali di Firenze e
Roma, e si può fare solo avendo ottenuto dalla segreteria i giudizi della
commissione. Poi occorre far domanda per concorrere a borse di studio
post-dottorato comunque fruibili, se vincitori, solo nell'anno accademico
successivo. Il che è profondamente iniquo e strategicamente grottesco.
(al.co.)


-----------------------------------------------






PUNTATA NUMERO 4

Coordinamento Dottorandi,
Dottori di Ricerca e Borsisti
dell'Ateneo di Perugia

c/o Entomologia Agraria
via Borgo XX Giugno
06121 Perugia
(sede provvisoria)


----------------------------------------------------------------------------
----

Perugia, 7 Novembre 1995

Caro Collega,
nei mesi scorsi, un gruppo di Dottorandi e Borsisti dell'Ateneo di Perugia,
si è incontrato spinto dalla necessità di discutere i problemi inerenti al
Dottorato e le future prospettive di ricerca e occupazionali. L'iniziativa,
nonostante le difficoltà organizzative, ha messo in luce il grande interesse
esistente intorno a questi temi e ha portato a promuovere specifiche istanze
di interesse comune. Di seguito riassumiamo i passi compiuti finora e i
risultati ottenuti.

Sono state poste a confronto realtà a volte molto diverse del nostro Ateneo
e di altri Atenei italiani e sono stati individuati obiettivi a medio e
lungo termine
Una delegazione è stata ricevuta dal Rettore e dal Delegato al Diritto allo
Studio prof. Fringuelli, ai quali ha palesato il disappunto per il
prolungarsi della data di conseguimento del titolo di Dottore di Ricerca e
avanzato alcune richieste:
aumento degli importi delle borse di Dottorato e post-Dottorato;
rateazione mensile anzichè quadrimestrale;
accettazione delle domande per le borse post-Dottorato con riserva di
presentazione posticipata del titolo di Dottore di Ricerca.
Si è creata una pagina di rete telematica (Internet) che funge da forum di
discussione con altri centri universitari. L'indirizzo è:
http://www.pg.infn.it/dottor/
Abbiamo inoltre individuato una serie di obiettivi futuri per i quali
impegnarci:
rappresentanza di Dottorandi nel Consiglio di Amministrazione
convolgimento nei lavori per il progetto di riforma del Dottorato di Ricerca
organizzazione di un incontro nazionale tra Dottorandi e Dottori di Ricerca
Allo scopo di far conoscere i risultati finora raggiunti e coinvolgere tutte
le persone interessate alle nostre iniziative stiamo organizzando numerose
riunioni, alle quali sono invitati a partecipare tutti i Dottorandi, Dottori
di ricerca e Borsisti operanti nell'Ateneo perugino.

La tua partecipazione è indispensabile se vogliamo che la figura del
Dottorando e del Borsista sia finalmente valorizzata, all'interno delle
nostre università e riconosciuta anche in ambito non accademico. Ti
preghiamo di estendere l'invito a tutti i Dottorandi, Dottori di ricerca e
Borsisti, di tua conoscenza che non siamo riusciti a contattare.

Per ulteriori informazioni puoi rivolgerti a:

Dottorando Indirizzo Telefono
Marino Quaranta o Ambra Clemente Entomologia agraria 5856027
Francesco Antolini fac. di Medicina 5783255
Sergio Scopetta SS.MM.FF.NN. Fisica 5853062
Maria Rita Pontini o Raffaella Bucefalo Scienze della Terra 5853253

-----------------------------------
----------------------------------



" United we stand, divided we fall " Pink Floyd

- ADI -
Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani
Sezione di Padova

Coordinamento Dottorandi e Dottori di ricerca dell' Università di Padova


"Oh, Padova! Mmmm! Two gruppis is better than one" Non-advertising quotation

Michele Tronchin, primo webmaster del gruppo di Padova ha passato le
consegne.
riferirsi al mirror site di Alessandro Ambrosi, webmaster dal 1 settembre
1998

Il gruppo dei dottorandi di Padova è nato dalla fusione di due realtà in
continua cooperazione:

un gruppo locale spontaneo

la sede di una associazione nazionale (l' ADI appunto)

Tali realtà sono in effetti non distinguibili: non esistono riunioni "per
gruppi separati" e l' unità del gruppo non è mai stata messa in discussione.
La nostra realtà assomiglia a quella della luce: al tempo stesso onda e
particella eppure cosa unica.

Il gruppo si riunisce, in genere il primo mercoledì di ogni mese, allo scopo
di discutere, coordinare e prendere decisioni sulle iniziative già discusse
via mailing list ma anche per conoscersi fisicamente. Tutti i dottorandi e
dottori di ricerca sono caldamente invitati a partecipare alle riunioni per
riportare direttamente le loro esperienze e fornire suggerimenti, o anche
solamente per rendersi meglio conto dei nostri obiettivi e progetti. La data
della prossima riunione è indicata di seguito. L' ordine del giorno è
contenuto in una pagina che potete anche stampare ed usare come volantino o
cartello da appendere nel proprio istituto o dipartimento.

______________________________________







PUNTATA NUMERO 5

[dall'archivio del Coordinamento Dottorandi di Perugia]

RR

___________________________________________


Perugia, 24 luglio 1995

A Perugia, nelle ultime settimane, si e' sviluppata tra i Dottorandi
dell'Universita' un'attivita' di incontro e confronto, naturale seguito a
una serie di analoghe lettere da parte dei dottorandi di altri atenei e a
recenti autorevoli articoli sul problema.

Un coordinamento di dottorandi a Perugia si e' ormai di fatto costituito e
ha gia' promosso alcune iniziative delle quali vuole rendere informati e
possibilmente partecipi tutti i colleghi delle altre sedi in Italia.

Numerosi punti dolenti della condizione del dottorando sono stati dibattuti
e approfonditi e alcune richieste sono state per il momento avanzate, come
documenta il testo della lettera al Rettore dell'Universita' degli Studi di
Perugia:

il titolo di Dottore di Ricerca dovrebbe essere tempestivamente acquisito
non appena consegnata la tesi, in modo da poter usufruire da subito dei
punti a cui il titolo da diritto per concorsi in ambito accademico (come e'
noto, dalla data di consegna della tesi alla discussione e conseguimento del
titolo passano al momento 8-10 mesi).
il titolo dovrebbe essere riconosciuto anche in ambito non accademico, ad
esempio in concorsi nella pubblica amministrazione e nell'industria pubblica
e privata, come avviene nei paesi anglosassoni con il titolo di Ph.D.: si
tratta insomma di creare anche in Italia una "cultura del dottorato di
ricerca oggi totalmente assente" (G. Zerbi); questo eviterebbe il disagio
che i dottorandi affrontano una volta concluso il corso, dato il numero
esiguo di giovani che l'Universita' e' in grado di assorbire.
Adeguamento delle borse di Dottorato, come pure di quelle post-doc che
alcune Universita' bandiscono, ferme da anni a cifre indecorose se
paragonate al ruolo e allo spazio che ormai i dottorandi si sono conquistati
nella Ricerca all'interno delle Universita'.
Questi e molti altri temi (la possibilita' di riscatto degli anni di
Dottorato a fini pensionistici, l'uniformita' nazionale dei tempi di
attuazione dei concorsi di ammissione...) sono emersi nelle riunioni dei
dottorandi di Perugia: questa pagina telematica vuole essere rivolta ed
aperta a chiunque, a qualsiasi titolo, voglia esprimere il suo punto di
vista sui problemi del Dottorato di Ricerca in Italia.

Invitiamo chiunque sia sensibile al problema a contattarci via e-mail
(pegaso@xxxx.xxfn.it). Queste pagine verranno aggiornate con i vostri
contributi e commenti. Speriamo in tal modo di raggiungere il maggior numero
di colleghi e di persone comunque interessate, in modo che il confronto si
allarghi e che la forza delle nostre rivendicazioni aumenti.


----------------------


Lettera dei Dottorandi di Perugia al Rettore


Delegazione di Dottorandi e Borsisti
dell'Ateneo di Perugia
c/o Istituto di Entomologia agraria
Borgo XX Giugno
06121 - Perugia
(sede provvisoria)

Al Magnifico Rettore
Dell'Universita' degli Studi di
Perugia
Prof. Giuseppe Calzoni
P.za Universita'
06100 - Perugia


Chiar.mo Rettore

siamo un gruppo di dottorandi di ricerca e borsisti operanti nell'Ateneo
perugino. Ci siamo riuniti spinti dall'esigenza di affrontare una serie di
problemi e preoccupati della scarsa considerazione di cui gode il piu' alto
diploma accademico, in contrasto con i motivi ispiratori della sua
istituzione.
Ci chiediamo come sia possibile che giovani motivati, con una preparazione
scientifica di alto livello e che apportano un notevole contributo alla
ricerca,
non siano valorizzati adeguatamente nel mondo del lavoro.

In prima istanza intendiamo portare alla Sua attenzione solo alcuni dei
problemi piu' urgenti.

Finora, dal momento della conclusione del corso di dottorato all'
ottenimento del titolo di dottore di ricerca, trascorre piu' di un anno.
Tale situazione ci preclude la possibilita' di usufruire subito del titolo
per eventuali concorsi quale, ad esempio, quello per l'assegnazione delle
borse
di post-dottorato.

Altro motivo di disagio e' dovuto al fatto che, al momento attuale, non
sono ancora note le date e le sedi di discussione delle Tesi consegnate nel
febbraio 95 e le date di consegna e di discussione delle Tesi di dottorato
per
l'anno accademico 94/95.

Anche dal punto di vista economico non vi e', di fatto, alcun
riconoscimento della preparazione e professionalita' acquisite, il che ci
costringe a vivere nella precarieta' economica e con pochissime prospettive
per il futuro.


Le chiediamo pertanto:

- alcuni chiarimenti in merito alle sedi ed alle date di consegna e
discussione della Tesi di dottorato che gli uffici competenti non hanno
saputo
fornirci;

- una piu' adeguata remunerazione del lavoro prestato relativamente alle
borse post-dottorato, dipendenti direttamente dall'Ateneo, fermo restando il
numero di borse messe a concorso. Si tenga presente che in altri atenei ed
istituti italiani, come ad esempio l'Universita' di Genova, di Firenze e di
Pisa, le borse di studio post-dottorato si aggirano intorno ai 20.000.000 di
Lire annue.


Auspichiamo che Lei acconsenta a farsi promotore, nelle sedi opportune,
della richiesta di una drastica riduzione dei tempi che intercorrono tra la
fine del dottorato ed il conseguimento del titolo e di un incremento dell'
esigua borsa di dottorato (ferma a tutt'oggi a 13.000.000 Lire l'anno).

La ringraziamo per l'attenzione concessa e per l'interessamento.


Con osservanza


Perugia, li 14 luglio 1995




__________________________










PUNTATA NUMERO 6



[lettera di Simone Zaggia a Perugia]

RR

_______________________________

15 Settembre 1995

Il mio nome e' Simone Zaggia, sono dottorando di Astronomia (VIII ciclo). Ho
visto la tua pagina WWW sul dottorato e' sono estremamente contento che
finalmente qualche dottorando si sia mosso al fine di far conoscere i nostri
numerosi problemi. Ho trovato la pagina molto utile e spero che possa essere
sviluppata ancora di piu' man mano che si diffonde la voce sulla sua
esistenza. Diro' una banalita' ma penso che abbiamo in mano uno strumento
(la rete internet) estremamente potente e veloce per far conoscere i nostri
problemi.

A questo riguardo avrei alcune proposte da farti.

Perche' non mettere in piedi una mailing list (magari moderata) alla quale
possano partecipare tutti i dottorandi? Si potrebbero discutere sia i
problemi che le eventuali iniziative comuni. (Ti avverto che non so
assolutamente come si fa a creare una mailing list anche se penso che non
dovrebbe essere una cosa difficilissima.) Secondo me bisogna puntare alla
maggior diffusione possibile delle iniziative che vengono messe in atto e
mentre e' difficile mettere assieme, fisicamente, dottorandi provenienti da
diverse sedi (anche della stessa universita'), con la rete e' possibile
raggiungere e mobilitare un numero notevolmente superiore. Questo
sicuramente funziona per l'area scentifica (che comunque ha la maggioranza
dei dottorati) dato che i dottorandi usano pesantemente i computer e sono
maggiormente connessi alla rete.

Per le iniziative da mettere in atto pensavo che al posto di mandare una
lettera al singolo rettore di una singola universita', perche' non ci
coordiniamo e andiamo in piu' sedi possibili lo stesso giorno alla stessa
ora a consegnare una stessa lettera, redatta con il contributo di tutti, ai
vari rettori delle universita'. Un'iniziativa del genere avrebbe il
vantaggio che potrebbe essere coperta maggiormente dalla stampa e
televisione visto che e' una iniziativa nazionale. L'importante e' aumentare
la nostra forza d'impatto.

Una volta messa in atto una discussione globale fra di noi bisognerebbe
puntare su alcuni punti essenziali e cercare di ottenerli. Io ho visto che
con la politica dei piccoli passi alla fine si ottiene di piu' che chiedendo
tutto subito. All'inizio si puo' puntare sulle cose piu' macroscopiche (per
es. l'esame finale) in modo da aggiustare poco alla volta tutto il
meccanismo (sara' difficile!).

Sarebbe interessante avere informazioni su come funzionano i dottorati in
varie sedi in modo da formare una specie di dossier. Come sappiamo la nostra
realta' e' estremamente variabile da sede a sede per cui si potrebbe cercare
di far emergere quelle sedi che hanno maggiori problemi o dove il dottorato
esiste solo di nome.

Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi. Io ho gia' diffuso all'interno
dell'istituto l'indirizzo della tua pagina, non abbiamo fatto ancora una
riunione formale sull'argomento ma da alcune chiacchierate con i colleghi
sono in principio tutti d'accordo. Alcuni di noi sono in contatto con altri
dottorati della realta' padovana e anch'essi hanno gia' dimostrato
attenzione al problema.


Simone Zaggia
Dipartimento di Astronomia
Universita' di Padova
vicolo dell'osservatorio, 5
35129 PADOVA

______________________________





PUNTATA NUMERO 7

Sette anni fa, il 9 gennaio 1996, nasceva il Movimento dei
Dottorandi, dal cui sviluppo ebbe origine, 2 anni piu' tardi - il 16
gennaio 1998 - l'ADI.
La condizione del dottorato di ricerca in Italia era allora - in
effetti - decisamente peggiore di quella di oggi. L'ammontare della borsa
era fermo a 13 milioni di Lire dal 1989, le vessazioni burocratiche
incredibili, il ruolo dei dottori di ricerca ancora ignoto al di fuori
dell'Universita', dove peraltro il dottorato era "il brutto anatroccolo"
del sistema formativo.
Fu in questo contesto che maturo' una iniziativa di protesta,
sotto forma di "Lettera sulla Condizione del Dottorato di Ricerca in
Italia", che fu inviata all'allora Ministro Salvini e ad altre
istituzioni, Universita' ed organi di informazione. L'iniziativa parti' da
alcuni studenti del Dottorato in Bioingegneria con sede amministrativa a
Milano e sedi consorziate Padova, Genova, Pavia e Pisa. E furono in
effetti i dottorandi di Padova che organizzarono la "catena di S. Antonio
telematica" per la diffusione della prima bozza e per la raccolta di
firme. La successiva discussione che si sviluppo' via Internet porto' alla
elaborazione di altre tre versioni, e soprattutto alla nascita di una
coscienza collettiva, di una solidarieta' generazionale. Un giovane
dottorando in Chimica dell'Universita' di Pisa, Guido Germano (ora
Presidente Onorario dell'ADI) divenne poi Coordinatore Nazionale. Nei
corridoi delle Universita' cresceva la protesta, e i Professori accusarono
il colpo, accorgendosi, forse per la prima volta, dell'importanza dei
dottorandi.
Il Ministro Salvini rispose al primo nominativo della lista dei
firmatari (che era un Professore), perche' mancava ancora un referente
ufficiale. Seguirono alcuni incontri al Ministero, si cominciarono a
muovere le acque. E poi nacque l'ADI, ma di questo parleremo un'altra
volta.

In questo "Speciale", proponiamo una documentazione comprendente
la prima comunicazione inviata ad un ristretto indirizzario dai 5
dottorandi promotori dell'iniziativa, con la prima bozza (una rarita'), un
"amarcord" di Giovanni Sparacino (uno dei 5, ora ricercatore a Padova), e
infine il testo definitivo della lettera.


Servizio Informazioni ADI [RR]


@@@@@@@

____________________________

1. La Prima Comunicazione.
____________________________


9 gennaio 1996

A tutti i dottorandi e dottori di ricerca italiani.


Cari amici, come abbiamo provato sulla nostra stessa pelle, i
problemi caratterizzanti il dottorato di ricerca italiano sono tanti e
gravi. E' inutile predicare ai convertiti.

Crediamo che sia pero' giunto il momento di provare a fare qualcosa.
Sappiamo che qualcuno ci ha gia' provato negli anni scorsi, passando
purtroppo inosservato.

Adesso vorremmo quantomeno provare a fare "piu' rumore" scrivendo una
lettera che richiama i nostri problemi ed inviandola a giornali, gruppi
parlamentari, organi di informazione radiotelevisiva, oltre che a
ministeri, CUN, rettorati, Presidenza della Repubblica e Presidenza del
Consiglio. La forza della lettera sara' necessariamente proporzionale al
numero di adesioni che riusciremo a raccogliere. Crediamo che, se le
lettere con qualche decina di firme sono finora passate purtroppo
inosservate, un documento con almeno 1000 firme non possa ripetere lo
sfortunato insuccesso. Per questo motivo chiediamo l'adesione a tutti i
dottorandi, ex-dottorandi e dottori di ricerca, e l'aiuto di chiunque
vorra' offrircelo.

Trovate sotto una bozza di una possibile lettera. Desideriamo sottolineare
che non e' che una versione preliminare che vorremmo aggiustare con i
vostri suggerimenti.

FATE GIRARE la lettera (se non riuscite a leggerla caricatela da Word come
testo o riscrivete a dotric@xxxx.xxi.unipd.it) PIU' CHE POTETE, non abbiate
paura di creare doppioni. Dite ai vostri conoscenti di farla girare
ancora, il piu' possibile. Provvedete all'adesione di chi non ha la posta
elettronica. Se volete dateci dei suggerimenti per la versione finale.
Questa catena di Sant'Antonio dovra' far pervenire le adesioni ed i
suggerimenti a

dotric@xxxx.xxi.unipd.it

Il formato delle adesioni dovra' essere del tipo:

Rossi Paolo Dottorato di Ricerca in (es. Bioingegneria, ciclo 8)
Universita' degli Studi di (es. Padova - indicare dove si e' fatto il
dottorato)
Laurea in (es. Ingegneria Elettronica) conseguita nel (1992)
Dottorato di Ricerca conseguito (O DA CONSEGUIRE) nel (1996)
Posizione attuale (facolatativo. Es. : ex-dottorando in attesa di
discutere la tesi).
Indirizzo: (privato o lavoro, facoltativo)
E-mail (indispensabile per ricontattarvi e farvi sapere l'evoluzione della
cosa)

Per favore, rispettate questo schema, in modo da consentirci la creazione
di un data-base. Se qualche volontario e' in grado di farlo, si puo' anche
creare una pagina WEB.

Non sarebbe secondo noi una cattiva idea raccogliere piu' informazioni
possibili sui dottorandi/dottori di ricerca in modo che in futuro sia
possibile coordinarci facilmente (anche la questione degli anni da
riscattare ai fini previdenziali potrebbe essere affrontata meglio in
gruppo). Per questo incoraggiamo l'inserimento delle informazioni piu'
"personali", anche se lasciamo facolta' di limitarsi solo a nome, tipo di
dottorato e ciclo, anno di laurea e di conseguimento diploma di dottore di
ricerca (queste saranno le uniche informazioni inserite nella lettera), ed
e-mail (necessario per ricontattarvi).

L'obiettivo e' avere almeno qualche migliaio adesioni per fine gennaio.
Realisticamente parlando crediamo che il primo traguardo e' l'inversione
di tendenza sulle date dell'esame finale, che quest'anno sono oscillate
fra ottobre e novembre.

Ringraziamo tutti quelli che ci vorranno aiutare ed incoraggiare.

Giovanni Sparacino, Elisa Stussi, Luca Mainardi, Paolo Vicini, Francesca
Bettini
Dottorato di Ricerca in Bioingegneria
Politecnico di Milano (sedi
consorziate: Genova, Padova, Pavia e Pisa)



________________________________________

2. Il testo provvisorio della Lettera.
________________________________________


Siamo un gruppo di dottorandi e dottori di ricerca. Il dottorato di
ricerca, istituito in Italia con una legge del 1980, conferisce il piu'
alto grado di istruzione previsto nell'ordinamento accademico italiano. Ai
posti per i corsi di dottorato, che hanno di solito durata di solito
triennale, si accede mediante concorso pubblico. Ai vincitori lo Stato
fornisce una borsa di studio di 13 milioni annui. Il dottorato di ricerca
e' di solito intrapreso da chi, molto spesso dopo una laurea con il
massimo dei voti, decide di continuare a studiare ancora per tre anni,
auspicandosi una futura carriera accademica o, quantomeno, un futuro
professionale migliore. Le modalit` con cui si evolve la preparazione del
dottore di ricerca nei tre anni di corso sono di solito lasciate alla sua
iniziativa e a quella di un professore universitario, detto tutor, che,
dietro incarico del collegio dei docenti di quel particolare corso di
dottorato, ne organizza e segue l'attivita'. Nonostante i non rari abusi,
come l'utilizzo (vietato dalla legge) di dottorandi per esami e lezioni
nei normali corsi di laurea, l'entusiasmo, il buon senso, e la bravura,
portano spesso i dottorandi a risultati di ricerca prestigiosi a livello
internazionale, come testimoniano i lavori pubblicati sulle riviste
scientifiche specializzate che annoverano tra gli autori dottorandi
italiani.

Dopo i tre anni di corso, l'aspirante dottore di ricerca presenta una
"tesi di dottorato" che discutera' (vedremo nel prosieguo della lettera
quando) di fronte ad una commissione che, in un apposito esame finale
senza appello, lo giudica degno del titolo o no.

Cosa accade dopo il conseguimento del titolo di dottore di ricerca ?
Pressoche' nulla, purtroppo. All'estero, il titolo di dottore di ricerca,
noto come PhD, non solo apre naturali sbocchi accademici ma fornisce anche
un passaporto formidabile per una prestigiosa collocazione in industrie,
enti di ricerca (privati e statali), ospedali, ... che, consci della
superiore preparazione dei dottori di ricerca rispetto ai comuni laureati,
gli tributano un ruolo di preferenza. In Italia, innanzitutto, sono
tristemente note le scarse le possibilita' accademiche che vengono offerte
alle migliaia di dottori di ricerca (basti confrontare, in un anno, il
numero di posti di ricercatore banditi con quello di dottori diplomati).
Nel settore pubblico, peraltro, il diploma di dottore di ricerca non
costituisce neanche un titolo preferenziale per l'accesso alle
amministrazioni dello Stato che aveva peralrro speso ingenti risorse per
l'istruzione dei dottori medesimi. Solo recentemente, le norme che
regolano i (rari) concorsi a ricercatore universitario hanno incluso il
diploma di dottore di ricerca fra i titoli culturali valutabili (anche se
rimane in pratica la possibilita' di vittoria per concorrenti privi del
suddetto titolo e muniti di semplice laurea). Nel campo privato, il titolo
di dottore di ricerca puo' costituire addirittura un pesante fardello di
fronte all'industria che, per motivi di convenienza ma soprattutto di
miopia o ignoranza pura, tratta di solito il dottore di ricerca come un
neolaureato, pero' piu' vecchio. Dopo tre anni passati nella ricerca
universitaria italiana (per giunta con una borsa di studio assai misera)
non si non vede praticamente nulla davanti a se' ed anzi ci si e' spesso
preclusi delle strade. Va anche detto che lo Stato italiano non riconosce
neanche ai dottori di ricerca il diritto di riscattare i tre anni di
dottorato ai fini pensionistici.

Eppure non basta. Una vergognosa assurdita' burocratica che ci accingiamo
a raccontare vessa i giovani aspiranti ricercatori italiani per il
conseguimento del titolo finale. L'attivita' del dottorato e con essa la
borsa di studio termina con il terzo anno accademico. Per fissare le idee,
quella dei dottorandi del ciclo VIII, si e' esaurita il 31/10/1995. Da
quella data, il dottorando ridiventa un semplice neolaureato con l'obbligo
di presentare una tesi sulla ricerca assegnata alla data (fissa) di fine
di febbraio dell'anno solare successivo. Per poter sostenere la
discussione della tesi si fanno una serie di domande, in marca da bollo,
includendovi anche documentazione gia' presentato all'atto dell'iscrizione
al primo anno di corso. Presentata la tesi si aspetta infine il momento in
cui si viene chiamati a sostenere l'esame finale, ovvero la discussione
della suddetta tesi. Quanto si deve aspettare non e' chiaro ed anzi il
numero di mesi di attesa cambia di anno in anno (almeno fosse fisso !) e
tende preoccupantemente a crescere malgrado alcune regole di decentramento
introdotte recentemente. Tanto per fissare le idee, i dottorandi di
ricerca che avevano ultimato l'attivita' ufficiale al 31/10/94 e che
avevano consegnato le tesi al 28/2/95 le hanno discusse tra ottobre e
novembre 1995, dopo essere stati informati della data orientativa solo un
paio di mesi prima. All'origine di questo ritardo sembra esserci un certo
lassismo all'atto della nomina delle commissioni esaminatrici. Purtroppo,
questa assurdita' burocratica si ripercuote pesantemente sul destino dei
dottorandi che, dopo tre anni di studi, si ritrovano a passarne quasi un
altro nel limbo dei neolaureati, senza la possibilita' di sfruttare il
titolo che, secondo gli ordinamenti, si e' maturi per conseguire. E'
superfluo dire che, nel frattempo, l'ex-dottorando deve economicamente
arrangiarsi. Piu' grave, tale ritardo nella discussione della tesi, oltre
ad imporre vincoli evidenti ed al di la' del ragionevole, comporta: 1)
l'impossibilita' di presentare la sola domanda per (eventuali) borse
post-dottorato (importo 18 milioni annui, e sono ancora anni non
riscattabili), comunque fruibili solo per l'anno accademico successivo;

2) l'impossibilita' di presentare il titolo di dottore di ricerca ad un
eventuale concorso di ricercatore che, nonostante l'epocalita', venga
bandito giusto nel frattempo;

3) l'impossibilita' di utilizzare il proprio titolo presso quelle poche
realta' extra-accademiche che se ne mostrino interessate.

L'Italia e' fuori del mercato mondiale degli scienziati non solo perche'
non e' in grado di accogliere studiosi dall'estero, come giustamente
ricordato nella lettera pubblicata da Repubblica il 22-11-95, ma anche
perche' i tempi per diventare competitivi a livello europeo (ovvero
conseguire un dottorato) sono molto piu' lunghi che in qualunque altro
paese. E' inutile poi ribadire che, senza ricerca, il benessere di un
paese industrializzato non si conserva a lungo. Nel nostro paese, per
giunta, le condizioni economiche imposte ai dottorandi/dottori di ricerca
sembrano sconsigliare la carriera nella ricerca alle persone senza una
famiglia ricca alle spalle.

Siamo consci che la soluzione dei problemi dei dottorandi e dottori di
ricerca non possa essere ottenuta ne' facilmente ne' in breve. Riteniamo
pero' che almeno il ritardo nel fissare la data dell'esame di dottorato
sia un problema facilmente superabile con un atto di buona volonta' da
parte di chi e' competente a nominare le commissioni e stabilire le date
degli esami finali. A questo fine inviamo la presente protesta/appello
anche al Ministero dell'Universita' e della Ricerca Scientifica, al CUN, e
ai Rettorati di tutte le Universita' Italiane sedi di corso di dottorato.

Firme


_____________

3. Amarcord
_____________


9 gennaio: una data importante per il Dottorato di Ricerca in Italia?

di Giovanni Sparacino


Cari Colleghi,

mi chiamo Giovanni Sparacino, ho maturato il titolo di Dottore di
Ricerca nel settembre 1996 studiando presso l'Universita' di Padova, e
raccolgo volentieri l'invito dell'ADI a raccontare qualcosa
sull'iniziativa da cui ebbe origine la "storica" lettera aperta sul
dottorato di ricerca firmata tra il 9.1.1996, data della sua prima
diffusione in rete come bozza, e il 18.3.1996, data della sua
pubblicizzazione nella versione finale, da circa 1650 dottorandi e dottori
di ricerca.

Nel novembre 1995, durante una riunione con il proprio Collegio
dei Docenti, furono esposte dai dottori e dai dottorandi del corso di
Dottorato di Ricerca in Bioingegneria del Politecnico di Milano (sedi
consorziate: Universita. di Genova, Padova, Pavia e Pisa) una serie di
preoccupazioni riguardanti, oltre gli endemici problemi di natura
economica e previdenziale dei dottorandi, la scarsa conoscenza della
figura del dottore di ricerca al di fuori dell'ambito accademico, la bassa
spendibilita' del titolo perfino nei concorsi pubblici, nonche' la
catastrofica gestione ministeriale dell'esame finale (che seguiva la
consegna della tesi di oltre un anno, dopo cui il titolo veniva concesso
solo previa consegna, rigorosamente di persona, delle tesi alle
Biblioteche Nazionali di Roma e Firenze). Con i miei colleghi bioingegneri
Elisa Stussi (Universita' di Pisa), Paolo Vicini (Universita' di Padova),
Luca Mainardi (Politecnico di Milano) e Francesca Bettini (Universita. di
Padova) nacque allora l'idea di scrivere una "lettera aperta" sul
dottorato.

Il giorno 9 gennaio 1996, dalla casella di posta elettronica che
io e Paolo Vicini attivammo sulla nostra macchina a Padova inoltrammo ad
un indirizzario di circa 50 amici dottorandi e dottori di ricerca una
prima bozza di lettera. Una spontanea "catena di Sant'Antonio" elettronica
porto' a raccogliere nel primo mese circa 900 adesioni all'iniziativa da
parte di dottorandi e dottori di ricerca. Un ottimo risultato, visto anche
che all.epoca solo una parte dei dottorandi era dotata di posta
elettronica (molti colleghi umanisti dovettero inviare le adesioni via
fax).

Mentre alcuni dottorandi/dottori davano semplicemente la propria
adesione mediante trasmissione di una "scheda personale" in formato testo
che noi archiviavamo a mano (il web era solo agli albori e noi non eravamo
in grado di gestire forms), la maggior parte spediva commenti e
suggerimenti per migliorare il documento. Rafforzammo quindi la lettera,
inserendo alcuni nuovi punti e richieste di forte interesse generale, tra
cui la decentralizzazione del dottorato, la regolamentazione
dell'attivita' didattica, la possibilita' di scrivere la tesi in lingua
straniera, l'adeguamento della borsa di studio (all'epoca 13ML/anno), la
copertura previdenziale, la flessibilita' dei bandi di concorso. Una
seconda bozza di lettera fu allora rispedita via posta elettronica il
giorno 8 febbraio a tutti coloro che avevano gia' aderito alla prima
bozza. Noi padovani chiedemmo anche pubblicamente aiuto a gestire il
prosieguo dell'iniziativa, suggerendo la formazione di "snodi" (la parola
doveva dare l'idea del movimento) che, in ogni regione, potessero fare da
riferimento locale.

In poche settimane la seconda bozza ricevette ulteriori 700
adesioni. Si resero disponibili a collaborare attivamente per la miglior
riuscita dell'iniziativa gruppi di dottorandi in Veneto (in particolare
Simone Zaggia che di fatto si uni' a me e a Paolo Vicini nel coordinamento
dell'iniziativa), Toscana (in primis Guido Germano, successivo socio
fondatore dell'ADI), Campania (tra cui Carlo Sansone e Pasquale Foggia),
Lombardia (a Luca Mainardi si unirono Lella Signorini e Luisa Portoni),
Sicilia, Lazio, Emilia-Romagna, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo,
Puglia. Con i commenti giunti sulla seconda bozza della lettera, se ne
preparo' una terza, discussa solo tra i volontari degli "snodi" regionali
che decisero anche le strategie di pubblicizzazione.

Il testo finale della lettera e le decisioni prese a riguardo
della sua diffusione furono comunicate a tutti i sottoscrittori per posta
elettronica il giorno 14 marzo. Al contempo, si invitarono tutti quelli
che, per qualche motivo, volessero ritirarsi dall.iniziativa a farlo entro
il giorno 18 marzo, in previsione della trasmissione il giorno successivo
alle istituzioni prescelte (vari ministeri, CUN, CRUI, Rettorati, ...).
Tutte le consegne furono fatte a mano dai dottorandi/dottori degli snodi.
Dopo una settimana la lettera con l'elenco dei sottoscrittori fu anche
consegnata ad alcuni organi di stampa. Il testo finale della lettera, la
lista degli aderenti e l.elenco dei messaggi ricevuti a commento delle
varie versioni della lettera furono resi disponibili via FTP anonimo.

Ai primi di aprile la Segreteria del Ministro dell.Universita. e
della Ricerca Scientifica e Tecnologica ci contatto', rimproverandoci per
alcune carenze "di stile" nel documento (es. le firme non erano autografe
...), ma assicurandoci il pieno interesse dell.allora Ministro Salvini,
che in effetti scrisse una lettera di risposta il 12 aprile. Poi ci furono
le elezioni politiche, e dovette passare qualche mese prima che il 24
luglio 1996 una delegazione di dottorandi (tra cui, a memoria, ricordo
Simone Zaggia, Paolo Vicini, Roberto Lionello e Guido Germano) venisse
ricevuta a Roma dal Direttore Generale del Ministero dell'Universita. e
della Ricerca Scientifica e Tecnologica. Un secondo incontro venne tenuto
il 1 ottobre. Nel frattempo, mentre anche alcuni quotidiani nazionali si
interessavano finalmente all'appello dei dottorandi di ricerca (il
Manifesto ci dedic due pagine il 24 aprile 1996), il compito di coordinare
l.iniziativa passo' dal gruppo padovano a quello di Napoli coordinato da
Carlo Sansone e Pasquale Foggia, che crearono anche un newsgroup e una
mailing-list moderata. In parallelo, Guido Germano si incarico' di gestire
quello che divenne il primo sito web del coordinamento e pose le
fondamenta per la nascita dell'ADI.

Dopo 7 anni il ricordo piu' vivo e' il coinvolgimento
appassionato di centinaia di persone alla stesura della lettera. A noi che
cercavamo in qualche modo di coordinare l'iniziativa, la sensazione man
mano crescente che forse stavamo facendo qualcosa che avrebbe contribuito
a cambiare almeno un po' le cose faceva dimenticare il naturale costo di
un dibattito pluralista, ovvero la frequente fatica di raggiungere la
convergenza fra una moltitudine di vedute, per giunta dialogando quasi
esclusivamente via e-mail.

Concludo questa rievocazione porgendo un affettuoso augurio a
tutti i simpatizzanti dell'ADI, e in particolare a tutti quegli amici che
7 anni fa si sono aperti nei propri ideali sulla rete, buffamente
rimanendo il piu' delle volte sconosciuti nel volto.


Padova, 8 gennaio 2003

Giovanni Sparacino
gianni@xxxx.xxipd.it
http://www.dei.unipd.it/~gianni




______________________________________

4. La versione finale della Lettera.
______________________________________


Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri
Al Ministero dell'Universit e della Ricerca Scientifica e Tecnologica
Al Consiglio Universitario Nazionale
Ai Rettorati delle Universit Italiane sedi di corsi di dottorato
Al Ministero della Pubblica Istruzione
Al Ministero dell'Industria
Al Ministero del Lavoro
Al Ministero della Funzione Pubblica
Ai Parlamentari

Per conoscenza:
alla Presidenza della Repubblica
agli organi di informazione.

Siamo un gruppo di 2000 dottorandi e dottori di ricerca nato da uno
scambio di corrispondenze avvenuto sulla rete Internet tra il 9/1/96 ed il
1/3/96. Il dottorato di ricerca, istituito in Italia nel 1980 (D.P.R. 382)
con notevole ritardo rispetto al resto dell'Europa e dei paesi
industrializzati, conferisce il piu' alto grado di istruzione previsto
nell'ordinamento accademico italiano. Ai posti per i corsi di dottorato
(circa 4000 all'anno divisi fra qualche centinaio di corsi), che durano
tre o quattro anni, si accede mediante concorso pubblico. Ai vincitori,
che devono compiere a tempo pieno attivita' di formazione e di ricerca
organizzate e seguite dal collegio dei docenti dello specifico corso ed in
particolare da un tutore nominato dal collegio stesso, lo Stato fornisce
una borsa di studio di 13 milioni annui (importo invariato dal 1989). Il
dottorato di ricerca e' intrapreso da chi, di solito dopo una laurea
brillante, decide di continuare a studiare ancora auspicandosi una
carriera accademica o un futuro professionale in ambiti dove e' necessaria
o utile una significativa esperienza nella ricerca. Come testimoniano i
lavori pubblicati, molti dottorandi conseguono risultati di significativo
interesse scientifico.

Dopo il conseguimento del titolo, la preparazione e l'esperienza dei
dottori di ricerca viene in Italia troppo spesso accantonata. All'estero
questa offre invece, oltre agli sbocchi accademici, un valido passaporto
per una prestigiosa collocazione in industrie, enti di ricerca (privati e
statali), ospedali, ... In Italia, considerato il numero di posti di
ricercatore universitario banditi annualmente, sono estremamente scarse le
possibilita' di inserimento nel mondo accademico per le migliaia di
dottori di ricerca. Peraltro, i concorsi pubblici a ricercatore
universitario sono i soli dove il diploma di dottore di ricerca e' incluso
fra i titoli culturali valutabili. Al di fuori dell'universita', il titolo
di dottore di ricerca non costituisce mai un titolo preferenziale o
comunque quasi mai valutabile per l'accesso agli enti pubblici e alle
amministrazioni dello Stato che quindi, dopo aver finanziato l'istruzione
dei dottori di ricerca (180 Mld/anno per le sia pur esigue borse di
studio), e' paradossalmente il primo a non riconoscerli. Se nel settore
pubblico il titolo di dottore di ricerca non da' nessun vantaggio, nel
campo privato esso puo' costituire addirittura una nota negativa di fronte
all'industria che, per motivi di disinformazione, o a volte miopia o
semplicemente convenienza, tratta spesso il dottore di ricerca come un
neolaureato, pero' piu' vecchio, ignorando comunque le capacita' e le
esperienze che molti dottori acquisiscono mediante studio, ricerca,
soggiorni all'estero, collaborazioni e divulgazione di risultati in un
ambito per sua natura internazionale ed alla frontiera dell'innovazione
scientifica e tecnologica. I tre-quattro anni passati nella ricerca
universitaria italiana diventano quindi per i dottori di ricerca un
investimento spesso perduto e pagato a caro prezzo, data la difficolta' di
offrirsi al mercato a quattro-cinque anni dalla laurea. A tal proposito,
va anche detto che lo Stato italiano non riconosce ai dottori di ricerca
neanche il diritto di riscattare gli anni di dottorato ai fini
pensionistici, come fa invece per altri corsi come le Scuole di
Specializzazione in Medicina.

A queste serie difficolta' si aggiunge la assurda trafila burocratica cui
gli aspiranti dottori di ricerca devono sottostare, terminato il corso,
per conseguire il titolo. L'attivita' ufficiale del dottorato -e con essa
la borsa di studio- finisce con il terzo (o quarto) anno accademico. Da
quel momento, il dottorando perde il suo status di studente ed entra in
una sorta di limbo. Per conseguire il titolo ha l'obbligo di presentare,
entro febbraio dell'anno solare successivo, una "tesi di dottorato" (da
scrivere in lingua italiana) sulla ricerca svolta che discutera' di fronte
ad una commissione di tre professori universitari del suo specifico
settore, nominata su piano nazionale, che, in un apposito esame finale
senza possibilita' di appello, lo giudichera' degno del titolo o no. La
data di tale esame cambia di anno in anno e tende preoccupantemente a
spostarsi in avanti nel tempo. I dottorandi che avevano ultimato
l'attivita' il 31/10/94 e che avevano consegnato le tesi all'inizio del
'95 le hanno potute discutere solo tra ottobre '95 e gennaio '96, dopo
essere stati informati della data dell'esame anche solo poche settimane
prima. Dopo aver sostenuto l'esame, per poter chiedere la certificazione
ufficiale del conseguimento del titolo, bisogna prima depositare
(obbligatoriamente a mano !) due copie della tesi presso le biblioteche
nazionali di Firenze e Roma, cosa che si puo' fare solo quando si siano
ricevuti dalla segreteria dell'Universita' sede d'esame i giudizi stilati
dalla commissione esaminatrice.

Cio' richiede altro tempo. Questi ritardi provocano gravi e seri danni
agli "ex-dottorandi", che, dopo tre-quattro anni di studi, si ritrovano a
passarne almeno un altro di fatto da neolaureati. Inoltre, le modalita' ed
i ritardi legati a discussione della tesi e certificazione del titolo,
oltre ad imporre vincoli e costi evidenti e grotteschi, comportano
l'impossibilita`: a) di presentare la domanda per concorrere a borse di
studio post-dottorato (di importo variabile, in media 18 milioni annui),
comunque fruibili se vincitori solo per l'anno accademico successivo; b)
di far valutare il titolo di dottore di ricerca in un eventuale concorso
di ricercatore che venga bandito nel frattempo; c) di sfruttare il titolo
all'estero o presso quelle poche realta' extra-accademiche italiane che se
ne mostrino interessate. In particolare, visto anche il punto a), dopo il
termine della borsa di dottorato l'unica via per sopravvivere e' spesso il
trasferimento all'estero. L'Italia e' annoverata tra i sette paesi del
mondo maggiormente industrializzati. La situazione dell'Universita' e del
dottorato testimonia la scarsa attenzione della classe dirigente italiana
verso la ricerca, senza la quale il benessere di un paese industrializzato
non si conserva a lungo. Nel nostro paese, per giunta, le condizioni
imposte ai dottorandi/dottori sembrano voler precludere la strada della
ricerca alle persone che, per quanto valide e meritevoli, non hanno una
famiglia ricca alle spalle, con pace del normale buon senso e del diritto
allo studio.

Crediamo che la soluzione di molti problemi dei dottorandi e dottori di
ricerca possa essere ottenuta facilmente con atti legislativi molto
semplici e senza carichi finanziari (o con carichi finanziari minimi) da
parte dello Stato. Chiediamo pertanto:

1. che un provvedimento urgente stabilisca che, assolutamente gia' da
quest'anno, le date dell'esame finale siano fissate entro e non oltre il
ragionevole termine di mesi 3 dalla data limite di consegna della tesi,
regolamentando per legge anche le ulteriori code burocratiche per la
certificazione dell'avvenuto conseguimento del titolo e consentendo fra
l'altro la spedizione a mezzo raccomandata della tesi alle biblioteche
nazionali;

2. che, onde evitare che lo Stato italiano continui annualmente a produrre
(in maniera di fatto ipocrita) qualche migliaio di figure dall'etichetta
accademica rispettabile ma nella pratica inutile, il Ministero della
Universita' e della Ricerca Scientifica e Tecnologica si preoccupi
seriamente e celermente di diffondere informazioni sulla figura del
dottore di ricerca presso l'industria privata (tramite ad esempio
seminari, pubblicazioni, interventi presso confederazioni industriali e
camere di commercio, istituzione di una banca dati con i curricula dei
dottori, ... ) e che imponga alle singole sedi di dottorato di fare
altrettanto sulle attivita' specifiche di ricerca. Cio' a salvaguardia non
solo del capitale umano creato tramite i corsi di dottorato, ma anche
degli investimenti finanziari che lo Stato aveva sostenuto per
l'istruzione dei dottori di ricerca;

3. l'inclusione del titolo di dottore di ricerca e degli anni di dottorato
e post-dottorato fra i titoli valutabili in tutti i concorsi pubblici e
nell'accesso agli enti pubblici ed alle amministrazioni dello Stato;

4. la possibilita' di riscattare gli anni di dottorato e post- dottorato
ai fini previdenziali e di ricostruzione della carriera; che siano estese
le misure sanitarie di prevenzione a tutti i dottorandi che svolgono la
loro ricerca in laboratori o comunque a contatto con ambienti e
dispositivi potenzialmente nocivi per la salute;

5. che, pur nello spirito di continuare a cercare di tutelare il
dottorando dagli abusi e nel rispetto del suo ruolo di studente, si regoli
l'eventuale attivita' didattica -che di fatto egli gia' molto spesso e'
chiamato ad espletare in abuso alla normativa ora vigente- imponendo per
essa la tassativa approvazione ed il severo e serio controllo del collegio
dei docenti ed un ragionevole tetto, ma rendendola al tempo stesso legale
e soprattutto documentabile;

6. che un provvedimento stabilisca che il dottorando, dietro approvazione
del collegio dei docenti, abbia facolta' di scrivere la tesi in lingua
straniera, come gia' avviene in quasi tutti i paesi europei, ottenendo
cosi' la possibilita' di usarla per divulgare all'estero i risultati
ottenuti;

7. che interventi appropriati, incluso l'adeguamento della borsa di studio
al costo attuale della vita, cancellino l'anacronistico paradosso per cui
la strada della ricerca sembra farsi via via percorribile ai soli ricchi e
per cui si costringono i migliori giovani ricercatori all'emigrazione o
comunque ad abbandonare tale strada, dopo averne pagato pero'
l'istruzione;

8. che, con un provvedimento simile a quello del punto 1, si riduca il
tempo intercorrente fra la presentazione della domanda e l'espletamento
del concorso di ammissione al corso di dottorato, che attualmente si
dilata fino a sette mesi, o quanto meno si posticipi alla data effettiva
del concorso il possesso dei requisiti;

9. che venga aperta urgentemente una seria discussione sulla revisione
degli aspetti centralistici ed organizzativi dei corsi di dottorato,
concausa, ad esempio, dei problemi riguardanti l'esame finale, in parte
toccati da un disegno di legge presentato nel novembre '95 dal Ministero
della Universita' e della Ricerca Scientifica e Tecnologica, ma non
approvato in prima istanza dal CUN; che, in particolare, tale revisione
includa la chiara definizione delle responsabilita' del collegio dei
docenti nella definizione dell'attivita' di formazione del dottorando e
dei doveri di quest'ultimo; che, in tale revisione, si tenga anche conto
dei pericoli derivanti dal possibile scollamento dell'accademia dalla
realta' produttiva.

Ci uniamo alle voci che ultimamente invocano con forza una riforma urgente
e seria del sistema accademico italiano. Chiediamo che in questa riforma
non venga sottovalutato o peggio dimenticato il ruolo del dottorato di
ricerca, che dovrebbe formare non solo il futuro della ricerca italiana,
pubblica e privata, ma anche quello della stessa classe accademica. Le
richieste da 1 a 8 sopra esposte nascono per sollecitare chi di competenza
a risolvere con celerita' dei problemi molto gravi per i
dottorandi/dottori, ma ciononostante estremamente semplici e facili da
affrontare. L'esaudimento di esse e' solo il punto di partenza per quella
riforma del dottorato di ricerca in Italia che renda questa istituzione
paragonabile a quella degli altri paesi industrializzati, in particolare
europei.

Inviamo la presente protesta-appello alla Presidenza del Consiglio dei
Ministri, al Ministero dell'Universita' e della Ricerca Scientifica e
Tecnologica, al CUN, ai Rettorati di tutte le Universita' Italiane sedi di
corso di dottorato, al Ministero della Pubblica Istruzione, al Ministero
dell'Industria, al Ministero del Lavoro, al Ministero della Funzione
Pubblica. Per conoscenza inviamo la stessa a Presidenza della Repubblica,
agli organi di informazione, ai rappresentanti dei cittadini in
Parlamento.

Seguono 2000 firme di dottori e dottorandi di ricerca (raccolte in ordine
sparso mediante posta elettronica).


-----------------------------







PUNTATA NUMERO 8


FEBBRAIO 96. SECONDA BOZZA DELLA LETTERA. DAI DOTTORANDI DI PADOVA

----------------------------------------------------------------------------
----

----------------------------------------------------------------------------
----
SE GIA' CONOSCI LA NOSTRA INIZIATIVA,
QUESTA CHE SEGUE E' LA PRESENTAZIONE DELLA
SECONDA VERSIONE DELLA LETTERA.

E' IMPORTANTE CHE QUESTA NOTA
SIA LETTA ANCHE DA CHI E'
STATO CONTATTATO
ADESSO PER LA PRIMA VOLTA

----------------------------------------------------------------------------
----

Cari amici,

vi ringraziamo per la vostra adesione e/o per i commenti costruttivi che ci
avete mandato.
Ripercorriamo brevemente la storia di questa iniziativa. Avevamo cominciato
a mettere in giro una bozza di lettera il giorno 9 gennaio. Il primo scopo
della lettera era nelle intenzioni originarie chiedere chiarezza (e
celerita') sulle date dell'esame finale. Poi avevamo pensato che fosse utile
stimolare una discussione su altri punti. In particolare, avevamo citato la
questione degli anni da riscattarsi ai fini pensionistici, quella della
scarsita' o nullita' di prospettive una volta conseguito il dottorato,
quella della mancanza di riconoscimento o di corsie preferenziali nel
settore pubblico, quella dell'ignoranza che la classe imprenditoriale
italiana ha dimostrato -non solo per sua colpa- nei riguardi del dottorato
di ricerca.

Fino ad oggi 8 febbraio sono giunte circa 900 adesioni. Crediamo che
l'obiettivo di avere almeno 1000/1200 adesioni sia possibile per il 20
febbraio, data in cui crediamo di arrestare la catena. Moltissime sono state
le manifestazioni di incoraggiamento, spesso accompagnate da critiche
costruttive che ci hanno spinto a modificare notevolmente la lettera,
aumentandone, per certi versi, le ambizioni e la forza. In particolare:

1. Abbiamo smorzato il tono polemico (ed a volte autocelebrativo) iniziale.
2. Abbiamo completamente modificato la "moscia" conclusione articolando
alcune richieste per punti.
3. Abbiamo sollecitato la diffusione di informazioni sul dottorato al fine
di sensibilizzare il mondo dell'industria e dell'azienda.
4. Abbiamo chiarito la questione relativa ai concorsi per ricercatore per
evitare equivoci (rileggete pero' il testo originale, dove vi era solo una
constatazione innegabile che voleva semplicemente far capire che il dottore
di ricerca non appartiene ad una specie comunque protetta da privilegi come
qualcuno potrebbe forse supporre).
5. Abbiamo chiarito che nella forma attuale si vieta in maniera ipocrita
l'attivita' didattica senza impedire di fatto gli abusi ma precludendo solo
la possibilita' di compierla in maniera regolamentata, legale e
documentabile.
6. Abbiamo sollevato il problema della lingua di scrittura della tesi.
7. Abbiamo fatto una proposta -crediamo ragionevole per entrambe le parti-
per le date dell'esame finale.
8. Abbiamo richiesto l'inclusione del diploma di dottore e degli anni di
dottorato fra i titoli valutabili nell'accesso alle amministrazioni
pubbliche (molti hanno fatto notare che perfino per l'accesso ai corsi
abilitanti per i precari della scuola media superiore previsti dalla
Finanziaria '96 non si sia pensato al riconoscimento degli anni di
dottorato)
9. Abbiamo richiesto che venga riconosciuta a chi la vuole la possibilita'
di riscattare gli anni di dottorato ai fini previdenziali e di ricostruzione
della carriera.
10. Abbiamo chiesto l'apertura di una pronta e seria discussione sulla
revisione degli aspetti centralistici ed organizzativi dei corsi di
dottorato, in parte toccati da un DDL presentato dal MURST ma bocciato in
prima istanza dal CUN (vedi HTTP://DECTAR.ROMA1.INFN.IT/CUN sotto la voce
Resoconti-1995,ai titoli "ddl su dottorato" e "cun novembre").
11. Abbiamo fatto presente che le borse sono invariate da sei anni.
12. Abbiamo risolto alcune imprecisioni ed eliminato alcuni punti poco
significativi (dottore vs PhD, dottorato di tre/quattro anni, durata
dottorato all'estero, mercato degli scienziati ...)


Crediamo che con questa lettera, destinata anche ad organi di informazione e
che deve quindi essere per necessita' breve ed essenziale, non si possano
affrontare molti problemi giustamente ricordati da qualcuno (molti ci
segnalano forti tasse di iscrizione a Bologna, la mancanza di misure
preventive -es. visite periodiche- per i dottorandi che lavorano nei
laboratori e concesse invece al personale "in servizio", mense a caro prezzo
a Torino, ...). Per questo tipo di problemi, data la specificita', crediamo
sia piu' opportuna una lettera piu' mirata. Mettiamo comunque a disposizione
la "mailing list" che abbiamo messo assieme a chi vuole sottoporre ai
colleghi "affini" la preparazione di richieste di questo genere, a cui
preannunciamo ovviamente il nostro sostegno.

Per cio' che concerne lo "stile" abbiamo limato -dove inutili- gli
strascichi polemici (anche se qualcuno ci ha detto che c'era addirittura
poca grinta). A proposito, il suggerimento generico di usare un tono piu'
"formale" (provenuto da qualcuno) ci mette un po' in difficolta'. Non
sappiamo se ne valga la pena. Con 1000 firme dovrebbe essere la sostanza a
contare, anche se, dira' qualcuno, siamo in Italia.... Comunque, se credete
che un discorso di tono "piu' formale" sia veramente necessario fatecelo
sapere e dateci al riguardo dei suggerimenti specifici e non generici (sui
punti da modificare, sul richiamo di leggi, ...).

Per cio' che concerne la lunghezza del testo attuale (che con il font
Helvetica-Narrow 9pt di Word sta in una sola pagina di due colonne), e' vero
che cio' potrebbe' costituire un ostacolo alla pubblicazione in forma
integrale sui giornali. Tuttavia crediamo che o spieghiamo le cose con un
minimo di dettaglio o ci limitiamo brutalmente alle otto/dieci
rivendicazioni finali. Noi opteremmo per la prima soluzione. Se ci sono in
calce mille adesioni, crediamo che chi vuol sentire sente e chi non vuol
sentire non lo farebbe anche se la lettera fosse di 10 righe. I giornali poi
anziche' pubblicare la lettera potrebbero farci un bel pezzo ... Comunque
potremmo fare un "riassunto" di riserva per i giornali che non ci volessero
dedicare molto spazio. Gradiremmo delle idee in proposito. Se qualche gruppo
consistente vuole mettere mano direttamente alla stesura di un riassunto e'
davvero il benvenuto.

Nel documento c'era -e rimane- comunque un certo sbilanciamento su questioni
inerenti il "dopo il dottorato" piuttosto che il "durante il dottorato".
Siamo stati ben lieti di aver aperto un dibattito anche su questo, peraltro
motivo di studio da parte del Ministero della Ricerca Scientifica e
Tecnologica (vedi HTTP://DECTAR.ROMA1.INFN.IT/CUN sotto la voce
Resoconti-1995,ai titoli "ddl su dottorato" e "cun novembre"). Crediamo che
la revisione degli aspetti organizzativi del "durante" necessiti di una
discussione molto ampia. Non ci sentiamo di fare delle proposte senza tale
discussione. Tale questione richiederebbe inoltre un grande spazio e quindi
una lettera apposita. A chi vuole organizzarla mettiamo a disposizione la
"mailing list" ed il nostro sostegno.

Trovate sotto una bozza della seconda
versione della lettera.
NON e' ancora una versione DEFINITIVA.
La aggiusteremo con i vostri ulteriori suggerimenti.


SE NON AVETE ANCORA ADERITO E VOLETE FARLO
mandate le adesioni a
dotric@xxxx.xxi.unipd.it

oppure a


RAPPRESENTANTI DOTTORANDI del Dipartimento di
Elettronica ed Informatica
FAX 049-8277699

Il formato delle adesioni DOVRA' ESSERE del tipo:

Rossi Paolo
Dottorato di Ricerca in (es. Bioingegneria, ciclo 8) Universita' degli Studi
di (es. Padova - indicare dove si e' frequentato il dottorato)
Laurea in (es. Ingegneria Elettronica) conseguita nel (1992) Dottorato di
Ricerca conseguito (O DA CONSEGUIRE o ABBANDONATO) nel (1996) Posizione
attuale (facolatativo. Es. : ex-dottorando in attesa di discutere la tesi).
Indirizzo: (facoltativo. Di lavoro o, se volete, privato) E-mail
(indispensabile per ricontattarvi e farvi sapere l'evoluzione della cosa).

PER FAVORE, rispettate LO SCHEMA SOPRA, in modo da consentirci la creazione
di un documento omogeneo e di un indirizzario/data base. Variazioni allo
schema sopra, segni di interpunzione tipo "=" ">>" e via dicendo, parole
tipo "address", "home" ..., non fanno che crearci problemi. Non e'
evidentemente possibile raccogliere le firme "fisicamente". Non crediamo
comunque che cio' costituisca un fatto rilevante.

RIPETETE la catena e se potete espandetela. Non e' detto che tutte le
persone che avete contattato ci abbiano scritto e che possano quindi
ricevere la versione 2 che vi stiamo mandando oggi.

%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%
%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%


IMPORTANTE!
IMPORTANTE !!!
IMPORTANTE!
IMPORTANTE!!!!!:


Se avete gia' aderito NON rimandateci l'adesione.

Sono graditissimi altri commenti ma, per evitare confusione, mettete alla
voce "Subject" del vostro messaggio e-mail la dicitura "SOLO COMMENTI
(versione 2)".

ANCORA: se non avevate aderito riservandovi di farlo in seguito MA AVEVATE
EGUALMENTE MANDATO I DATI limitatevi a dire

"CONFERMO L'ADESIONE" o "RITIRO L'ADESIONE",

S E N Z A rispedire i dati nel formato sopra. In caso di silenzio riterremo
che le persone in sospeso hanno aderito alla versione 2.

In sostanza, non mandate due volte il formato standard dell'adesione perche'
non possiamo controllare se uno stesso nome e' presente piu' volte tra le
firme.

%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%
%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%


Alfonso Micucci, Giuseppe Melfi e Giovanni Fossati (che ringraziamo) hanno
creato tre pagine WEB:

http://www.dm.unipi.it/~melfi/eli.html
http://www.sissa.it/~fossati/dottorato.letter.html
http://trasporti.cineca.it/dott


Cercheremo di comunicare a tutti l'evoluzione della cosa. Comunque sara'
bene tener d'occhio quelle pagine ...

Ultima questione, molto delicata ma importante. Un primo successo di questa
iniziativa e' aver messo insieme (per ora) 900 indirizzi e-mail in tutta
Italia. La disponibilita' di questo data base sara' fondamentale per il
coordinamento di nuove iniziative. Facciamo infatti presente che se ci sono
voluti 30 giorni per avere contatto con circa 900 persone (la mailing list
originale era di soli 40 indirizzi) d'ora in poi la disponibilita' del data
base consentira' di promuovere iniziative e dibattiti molto piu' celermente
e/o in maniera piu' mirata.

Riteniamo pero' che sia ASSOLUTAMENTE INDISPENSABILE che si crei fin d'ora
un "punto di snodo" o "punto di riferimento" IN CIASCUNA REGIONE
(Pensiamo -tanto per fare un esempio- a come potremmo cercare di discutere
le modalita' secondo cui vorremmo fossero riformati i corsi di dottorato. E'
indubbiamente molto piu' semplice e costruttivo farlo dal vivo che per
E-mail. Tuttavia sarebbe molto piu' facile organizzare incontri su scala
regionale che su scala nazionale. I resoconti prodotti potrebbero poi essere
scambiati tramite i "rappresentanti" con quelli delle altre regioni). Un
unico punto di riferimento a livello nazionale non garantisce flessibilita'
e, soprattutto, la vita del "movimento" che abbiamo creato in questi ultimi
giorni (le persone che vi scrivono sono agli sgoccioli ...). Moltissime sono
state le persone che hanno suggerito la formazione di "coordinamenti
regionali".

I "punti di riferimento" dovrebbero essere gestiti da gruppi di almeno
tre-quattro persone (per assicurare che non "muoiano" quando una persona va
via) non isolate (cioe' che siano in un Dipartimento o Laboratorio
abbastanza grande da poter chiedere eventualmente aiuto ad altri
dottorandi/dottori).

Per cio' che concerne QUESTA azione, i "punti di riferimento regionali"
potrebbero aiutarci ad affrontare un altro problema, ahinoi, pratico ma
molto gravoso (anche finanziariamente). Ogni copia di questa petizione
constera' alla fine di circa 50 pagine. Spedire tutto da Padova a rettorati,
giornali, TV, gruppi parlamentari, presidenze varie, ministeri vari non e'
come potete immaginare molto semplice. Se fosse possibile dividersi i
compiti e fare in modo che ogni "punto di snodo" faccia da mittente per la
copia destinata ai rettorati della propria regione sarebbe gia' un bel salto
...

Per cio' che concerne il Veneto, il gruppo che a Padova ha gestito
"dotric@xxxx.xxi.unipd.it" si offre di fare da snodo (per dare il buon
esempio !).

Vorremmo l'aiuto da tutte le altre regioni. Se avete a cuore la faccenda, se
siete in buona compagnia, se avete le motivazioni per caricarvi di un
compito del genere, ... AIUTATECI e fateci pervenire la vostra
disponibilita' a fare "da snodo". Per ora non vorremmo sollecitare
direttamente nessuno, ma ci sembra dai loro messaggi che i gruppi dei fisici
di Torino, dei chimici di Bologna, dei geologi di Perugia e Firenze, degli
ingegneri del DIS di Napoli possano fare un ottimo lavoro ed aiutarci a
gestire il futuro di questa iniziativa. Aspettiamo frementi delle
autocandidature dai citati gruppi (cui ci appelliamo, tanto per cominciare)
e da molti altri !!!

Grazie per l'aiuto datoci finora e per quello che ancora ci darete.

Giovanni Sparacino, Elisa Stussi, Luca Mainardi, Paolo Vicini, Francesca
Bettini Dottorato di Ricerca in Bioingegneria Politecnico di Milano (sedi
consorziate: Genova, Padova, Pavia e Pisa)



----------------------------------------------------------------------------
----


TESTO PROVVISORIO DELLA LETTERA
(BOZZA DELLA VERSIONE 2, 8/2/96)


----------------------------------------------------------------------------
----

Siamo un gruppo di dottorandi e dottori di ricerca nato da uno scambio di
corrispondenze avvenuto sulla rete Internet tra il 9/1/96 ed il 20/2/96.
Il dottorato di ricerca, istituito in Italia con una legge del 1980,
conferisce il piu' alto grado di istruzione previsto nell'ordinamento
accademico italiano. Ai posti per i corsi di dottorato, che hanno nella
maggior parte dei casi durata triennale (alcuni durano invece quattro anni),
si accede mediante concorso pubblico. Ai vincitori lo Stato fornisce una
borsa di studio di 13 milioni annui (importo invariato da sei anni). Il
dottorato di ricerca e' di solito intrapreso da chi, spesso lauree
brillanti, decide di continuare a studiare ancora auspicandosi una carriera
accademica o, quantomeno, un futuro professionale migliore.
Come testimoniano i lavori pubblicati sulle riviste scientifiche
specializzate, i dottorandi italiani conseguono spesso risultati di ricerca
di valore e di livello internazionale. Questo nonostante numerosi problemi
organizzativi (su cui non ci dilunghiamo e che traspariranno in parte nel
seguito della lettera) ed anche alcuni abusi (come l'utilizzo per esami e
lezioni nei normali corsi di laurea, vietato da una legge che, pur essendo
nata per tutelare il dottorando come studente, non fa che rendere in pratica
sommersa e non documentabile legalmente l'attivita' didattica comunque
tenuta e che potrebbe invece costituire, se regolamentata, un'utile
esperienza).

Dopo i tre (o quattro) anni di corso, l'aspirante dottore di ricerca
presenta una "tesi di dottorato" che discutera' di fronte ad una commissione
che, in un apposito esame finale senza appello, lo giudica degno del titolo
o no. Tra parentesi, tale tesi va scritta obbligatoriamente in lingua
italiana, con conseguenti pesanti difficolta' nella divulgazione a livello
internazionale dei risultati di ricerca ottenuti.

Cosa accade dopo il conseguimento del titolo di dottore di ricerca ?
Pressoche' nulla. All'estero il titolo di dottore di ricerca offre, oltre
agli sbocchi accademici, un passaporto formidabile per una prestigiosa
collocazione in industrie, enti di ricerca (privati e statali), ospedali,
... che, consci della approfondita preparazione dei dottori di ricerca, gli
tributano un ruolo di preferenza. In Italia, innanzitutto, sono scarse le
possibilita' accademiche che vengono offerte alle migliaia di dottori di
ricerca (basti confrontare, in un anno, il numero di posti di ricercatore
banditi con quello di dottori diplomati). Nel settore pubblico, peraltro, il
diploma di dottore di ricerca non costituisce neanche un titolo
preferenziale per l'accesso alle amministrazioni dello Stato (che quindi,
dopo aver speso ingenti risorse per l'istruzione dei dottori medesimi, e' il
primo a non riconoscerli). Solo recentemente le norme che regolano i
concorsi a ricercatore universitario hanno incluso il diploma di dottore di
ricerca fra i titoli culturali valutabili (a scanso di equivoci va comunque
precisato che il dottore di ricerca non diviene cosi' <>, dato che rimane
viva la possibilita' di vittoria per i non dottori). Se nella realta'
statale extra-accademica il titolo di dottore di ricerca non da' vantaggi,
nel campo privato esso puo' costituire addirittura una nota negativa di
fronte all'industria che, per motivi di ignoranza, miopia, o semplicemente
di convenienza, tratta spesso il dottore di ricerca come un neolaureato,
pero' piu' vecchio. I tre (o quattro) anni passati nella ricerca
universitaria italiana diventano quindi sostanzialmente un investimento
perduto e pagato a caro prezzo data la difficolta' di offrirsi al mercato a
quattro/cinque anni dalla laurea. A tal proposito, va anche detto che lo
Stato italiano non riconosce neanche ai dottori di ricerca il diritto di
riscattare gli anni di dottorato ai fini pensionistici, come fa invece per
altri corsi come le Scuole di Specializzazione in Medicina.

A questi gravi problemi si aggiunge la vergognosa trafila burocratica cui
gli aspiranti dottori di ricerca devono sottostare per il conseguimento del
titolo finale. L'attivita' del dottorato -e con essa la borsa di studio-
termina con il terzo anno accademico. Per fissare le idee, quella dei
dottorandi del ciclo VIII, si e' esaurita il 31/10/1995. Da quella data, il
dottorando ridiventa un semplice neolaureato con l'obbligo di presentare una
tesi sulla ricerca assegnata entro febbraio dell'anno solare successivo.
Presentata la tesi si aspetta infine il momento in cui si viene chiamati a
sostenere l'esame finale, ovvero la discussione della suddetta. Nonostante
tale esame sia spesso formale, la sua data cambia di anno in anno e tende
preoccupantemente a spostarsi in avanti nel tempo. Tanto per fissare le
idee, i dottorandi di ricerca che avevano ultimato l'attivita' ufficiale al
31/10/94 e che avevano consegnato le tesi all'inizio del 95 le hanno potute
discutere tra ottobre 95 e gennaio 96, dopo essere stati informati della
data orientativa anche solo poche settimane prima. Dopo aver sostenuto
l'esame, per poter chiedere la certificazione ufficiale del conseguimento
del titolo bisogna prima depositare (obbligatoriamente a mano !) due copie
della tesi presso le biblioteche nazionali di Firenze e Roma, cosa che si
puo' fare solo quando si siano ricevuti dalle segreterie dell'Universita'
sede d'esame i giudizi stilati dai commissari. Cio' richiede altro tempo.
Questi ritardi provocano gravi danni agli ex-dottorandi che, dopo tre (o
quattro) anni di studi, si ritrovano a passarne almeno un altro nel limbo
dei neolaureati, senza la possibilita' di sfruttare il titolo che, secondo
gli ordinamenti, si e' maturi per conseguire. E' superfluo dire che, nel
frattempo, l'ex-dottorando (ora neo-neolaureato) deve economicamente
arrangiarsi. Piu' grave, i ritardi legati a discussione della tesi e
certificazione del conseguimento del titolo, oltre ad imporre vincoli
evidenti ed al di la' del ragionevole, comportano:

a) l'impossibilita' di presentare la sola domanda per (eventuali) borse
post-dottorato (importo intorno ai 18 milioni annui, e sono ancora anni non
riscattabili), comunque fruibili solo per l'anno accademico successivo;

b) l'impossibilita' di presentare il titolo di dottore di ricerca ad un
eventuale concorso di ricercatore che venga bandito giusto nel frattempo;

c) l'impossibilita' di utilizzare il proprio titolo presso quelle poche
realta' extra-accademiche italiane che se ne mostrino interessate o comunque
in enti privati e pubblici stranieri.

L'Italia e' annoverata tra i sette paesi del mondo maggiormente
industrializzati. Tuttavia, pare perfino banale affermare che, senza
ricerca, il benessere di un paese industrializzato non si conserva a lungo.
Nel nostro paese, per giunta, le condizioni economiche imposte ai
dottorandi/dottori di ricerca sembrano sconsigliare la carriera nella
ricerca alle persone senza una famiglia ricca alle spalle, con pace del
normale buon senso e del diritto allo studio.

Crediamo che la soluzione di molti problemi dei dottorandi e dottori di
ricerca possa essere ottenuta facilmente con provvedimenti legislativi e
regolamenti elementari e senza carichi finanziari (o con carichi finanziari
davvero minimi) da parte dello Stato. Chiediamo pertanto, in particolare:

1. che un provvedimento urgente stabilisca che, gia' da quest'anno, le date
dell'esame finale siano fissate entro e non oltre il ragionevole termine di
mesi 3 dalla data limite di consegna della tesi regolamentando per legge
anche le ulteriori code burocratiche per la certificazione dell'avvenuto
conseguimento del titolo e consentendo la spedizione a mezzo raccomandata
della tesi alle biblioteche nazionali;

2. che, onde evitare che lo Stato Italiano continui annualmente a sfornare
(in maniera di fatto ipocrita, purtroppo) qualche migliaio di figure
dall'etichetta accademica rispettabile ma nella pratica inutile, il
Ministero della Ricerca Scientifica e Tecnologica si preoccupi seriamente e
celermente di diffondere informazioni sulla figura del dottore di ricerca
presso l'industria e l'azienda privata (tramite ad esempio seminari,
pubblicazioni, interventi presso confederazioni industriali e camere di
commercio ... ) e che imponga alle singole sedi di dottorato di fare
altrettanto. Cio' anche a salvaguardia degli investimenti che lo Stato aveva
sostenuto per l'istruzione dei dottori di ricerca;

3. l'inclusione del diploma di dottore e degli anni di dottorato fra i
titoli valutabili in tutti i concorsi pubblici e nell'accesso alle
amministrazioni dello Stato (ad esempio per l'accesso ai corsi abilitanti
per gli insegnanti di scuola media superiore previsti dalla Finanziaria
'96);

4. il riconoscimento degli anni di dottorato ai fini previdenziali e di
ricostruzione della carriera;

5. che, pur nello spirito di continuare a tutelare il dottorando dagli abusi
e nel rispetto del suo ruolo di studente, si regoli l'attivita' didattica
che di fatto egli gia' espleta molto spesso, rendendola cosi' legale e
soprattutto documentabile;

6. che un provvedimento stabilisca che la tesi di dottorato possa essere
scritta in lingua inglese;

7. che venga aperta urgentemente una seria discussione sulla revisione degli
aspetti centralistici ed organizzativi dei corsi di dottorato, in parte
toccati da un disegno di legge presentato nel novembre 95 dal Ministero
della Ricerca Scientifica e Tecnologica ma non approvato in prima istanza
dal CUN.

A questo fine inviamo la presente protesta/appello anche al Ministero
dell'Universita' e della Ricerca Scientifica, al CUN, e ai Rettorati di
tutte le Universita' Italiane sedi di corso di dottorato.

Firme (non fisiche, riporteremo il formato standard richiestovi)




-----------------------------------








PUNTATA NUMERO 9



[continua la storia della "lettera"]

RR

____________________________________


MARZO 1996. ULTERIORE VERSIONE DELLA LETTERA. DAI DOTTORANDI DI PADOVA


Cari amici,

la raccolta di adesioni al documento di protesta/appello redatto e proposto
inizialmente il 9 gennaio e successivamente in versione modificata l'8
febbraio e' in fase di esaurimento. Il numero complessivo di adesioni e'
superiore a 1300 (aspettiamo il numero finale). Crediamo che tale numero
testimoni non solo quanto sentiti siano i problemi, ma fornisca anche il
peso che serve perche' venga recepito lo scopo del documento.
Siamo quindi giunti alla "seconda fase" dell' iniziativa. Abbiamo cercato
nella versione 3, che ora vi proponiamo, di apportare altri miglioramenti,
di aggiungere altre richieste, di modificare alcuni punti come richiesto o
suggerito nei commenti alla versione 2.

Come ognuno puo' capire, non e' facile amalgamare un migliaio di commenti,
spesso diametralmente opposti, a volte troppo specifici, in un documento
unico. Sappiamo di non essere riusciti a fare contenti tutti dalla prima
all'ultima lettera del documento. Dubitiamo che fosse pero' possibile farlo.
Crediamo che, limando il limabile, e centellinando le parole con -speriamo-
saggezza, siamo giunti ad un documento adeguato per il suo primo scopo
(chiedere alle istituzioni, con clamore se necessario, la pronta soluzione
di alcuni semplici ma gravi problemi e l'apertura di un confronto sul resto)
e accettabile veramente da tutti.

Abbiamo risposto personalmente a molti messaggi (300, 400 ?), a moltissimi
(500, 600 ?) no. I messaggi ed i commenti sono comunque stati letti tutti,
come dimostrano le differenze fra la versione 1 (che aveva comunque gia'
piu' di 800 aderenti) e la versione 3 qui riportata. Desideriamo far
presente che le persone che si sono fatte carico di questa operazione erano
anche in via di completamento e di consegna della tesi. Non ci era veramente
possibile fare di piu'.

La versione 3 della lettera non presenta modifiche sostanziali rispetto alla
versione 2, presentata l'8 febbraio. E' stata redatta dal gruppo padovano e
da quello milanese, rafforzati localmente, mediante l'aiuto dei commenti
giunti sulla versione 2. Ci sono state delle puntualizzazioni sulla
didattica (punto 5 delle richieste finali) e sulla richiesta di lasciare
facolta' al dottorando di poter chiedere al proprio collegio dei docenti di
scrivere la tesi in lingua straniera (punto 6). Per cercare di non dare
l'impressione di "batter essenzialmente cassa", e far cosi' liquidare
l'intero documento, siamo stati molto prudenti (punto 7) nell'affrontare il
problema "economico", facendo leva sul paradosso dello Stato che spende in
assoluto poco per la ricerca, ma quel poco lo spende molto male, e costringe
spesso persone valide - e comunque quelli che possono e vogliono- ad
emigrare.

Il documento si e' un po' allungato. Questo potrebbe creare qualche problema
con gli organi della stampa destinatari per conoscenza dell'iniziativa, ma
un qualsiasi giornale "serio" non dovrebbe aver interesse a relegare una
lettera con 1300 (almeno) firme nel normale spazio (quindici righe).

Rimane adesso da stabilire attentamente il da farsi per portare a buon fine
l'iniziativa. In questa seconda fase, riteniamo che debbano attivarsi
essenzialmente gli "snodi" regionali (sfortunatamente pochi). Diventerebbe
impossibile e forse dispersivo coinvolgere di nuovo i 1300 e piu' aderenti.
La prossima settimana ognuno dei 1300 avra' un mail con l'informazione di
come la cosa si sta evolvendo, senza pero' il testo definitivo per evitare
le suddette dispersioni, e con l'assicurazione che nel giro di 10 giorni
avranno testo definitivo, i dettagli sulla divulgazione ed ogni istruzione
su come rendersi utili individualmente.

La nostra precedente proposta/appello di creare dei gruppi di coordinamento
(o di ... lavoro, avra' temuto qualcuno) a livello regionale non ha
purtroppo avuto molto riscontro. Le uniche regioni che ci hanno finora dato
disponibilita' sono:

Veneto: dotric@xxxx.xxi.unipd.it (Bioingegneri)
zaggia@xxxx.xx.astro.it (Astronomi)


Friuli Venezia Giulia: monaco@xxxx.xxssa.it (Pierluigi Monaco)


Abruzzo: cgiulian@xxxx.xxich.it (Cesidio Giuliani)
ebucci@xxxx.xx (Ines Bucci)


Lombardia: mainardi@xxxx.xxlimi.it
signorin@xxxx.xxlimi.it (Bioingegneri ed Elettronici)


Piemonte: merlo@xxxx.xxgc.to.cnr.it (Salvatore Merlo)

Toscana: guido@xxxx.xxqem.pi.cnr.it (Guido Germano)

Durante la fase che comincia adesso ogni gruppo regionale dovra' fare in
modo che tutti gli altri siano informati delle proposte sia di modifica alla
lettera che inerenti alla sua diffusione. In sostanza, ogni mail deve essere
mandato a tutti i sopra citati indirizzi e dotric@pia diviene semplicemente
uno degli X gruppi, fermo restando che continua a raccogliere le adesioni
ulteriori.

Ci permettiamo di mandare per conoscenza questa prima lettera a:

- fpxray@xxxx.xxam.unibo.it (chimici Bologna)
- pegaso@xxxx.xx.infn.it (geologi Perugia)
- vasca@xxxx.xxs.unina.it, setola@xxxx.xxs.unina.it (ingegneri Napoli)
- vari gruppi di Roma (vitali in questa iniziativa, e fra i quali speriamo
di trovare qualcuno che si offra o che sappia indicare qualcuno disposto ad
aiutarci)


chiedendogli, se disponibili, di darci una mano (ed ovviamente un segnale di
consenso). Il gruppo padovano, sia pur con gli ultimi rinforzi, non puo'
continuare a farsi carico di gestire l'iniziativa da solo, cosa oltretutto
controproducente.

Chiariamo che l'impegno che noi gruppi ci stiamo per prendere non e'
continuativo. Almeno per noi padovani riguarda solo questa iniziativa.
Personalmente, noi ci ritireremo e probabilmente lasceremo, ma solo "a bocce
ferme", l'eredita' della banca dati su anonymous FTP. Render pubblico da
subito il data base potrebbe essere rischioso. E' giusto farvi sapere che
abbiamo avuto gia' almeno due pressantissime e reiterate richieste di
accodarci a : a) iniziativa contro i precari della scuola -categoria
vastissima ed agguerrita- per cancellare i corsi abilitanti;
b) iniziativa dei "precari di Italia" gestita da un gruppo di borsisti CNR,
bolognesi, a quanto parrebbe.

Abbiamo rifiutato decisamente, dato che, come e' ovvio, questa iniziativa e'
solo per il dottorato e non deve coinvolgere/attaccare altre "categorie".
Cio' dovrebbe darvi l'idea della prudenza necessaria a gestire non solo il
presente ma anche il futuro.

Fin dall'inizio (9 gennaio) l'idea chiaramente proposta era quella di
appellarci alle istituzioni competenti (Ministro della Universita' e della
Ricerca Scientifica e Tecnologica, CUN, Ministro della Pubblica Istruzione,
Ministro dell'Industria, Presidenza del Consiglio, ...) e di coinvolgere
anche dei media per far conoscere una situazione per molti aspetti
paradossale. I primi destinatari sono per correttezza le istituzioni, anche
se, senza amplificazione dei media, crediamo (personalmente) che esse
possano molto facilmente "infischiarsene" come hanno gia' fatto piu' volte,
purtroppo, quando le petizioni erano di volume significativamente inferiore.
A maggior ragione in periodo elettorale.

Rimangono da definire le modalita' ed i tempi (contemporanei, sfasati, se
sfasati di quanto, ...? ) per fare questo. La strategia che noi avremmo in
mente, ma che vorremmo discutere, e' la seguente:

1) con il presente messaggio, la lettera viene mandata ai soli "snodi
regionali" che si sono resi disponibili per una fase di "limatura
allargata". Non e' comunque pensabile di cambiare il testo
significativamente, in quanto la versione 3 che vi proponiamo e' frutto di
"compromessi democratici" derivanti dai commenti alla versione 2, che e'
quella a cui le persone hanno aderito. Volendolo, una cosa utile e fattibile
e' quella di fare una versione ridotta del documento con meno punti
"specifici" (esempio, togliendo la questione tesi) per i media,
focalizzandosi di piu' sugli aspetti paradossali. Il gruppo padovano non e'
pero' disponibile a prendersi il carico maggiore di questo eventuale ed
ulteriore lavoro.

2) In concomitanza, ogni gruppo regionale dovrebbe contribuire ad
individuare referenti (diretti e per conoscenza) sia nazionali che locali.
Ad esempio: * rettorati (senz'altro, regione per regione) e per conoscenza:
* organi di informazione radiotelevisiva: ad esempio Radio Zorro 3131
(contatto preliminare con Padova) Radio Rai (facile, c'e' l'e-mail) Maurizio
Costanzo (? potrebbero farlo Milano o Roma : ricordare il recentissimo e
fortunatissimo precedente dei neo- laureati in medicina) Il Laureato (? Roma
?) Striscia la notizia (? Milano) Sgarbi quotidiani (? Milano) Tempo Reale
(? Roma, c'e' anche l'e-mail) * periodici e giornali (valutiamo quanto
dev'essere capillare la cosa; giornali solo nazionali o anche locali ?) Ad
esempio potrebbero essere in questa lista Corriere della Sera (lo farebbe
Milano) Il Giornale (Milano) La Repubblica (lo farebbe Milano o Roma ?) La
Stampa (c'e l'e-mail; o lo fa Torino ?) L'Unita' (via e-mail oppure Roma ?)
Il Sole 24 Ore (Milano, Roma ?) Le Scienze (?) Panorama (?, Milano?)
L'Espresso (?, Roma?) * personalita' (nazionali e/o della vostra citta') *
confederazioni industriali e di commercio (e' utile allo scopo ???) *
organizzazioni sindacali (nazionali, sezioni della vostra citta' ?) *
parlamentari o candidati alle prossime elezioni della vostra citta'/regione;
per es: commissioni di Camera e Senato competenti gruppi parlamentari di
Camera e Senato Forum Romano Prodi (via e-mail) Forza Italia su Internet
(via e-mail) Vittorio Sgarbi , presidente commissione cultura della
Camera(via e-mail) * e a chiunque ritenete opportuno.

Crediamo utile per il conseguimento del risultato finale cercare di
coinvolgere i rappresentanti dei cittadini in parlamento (tassativamente
coprendo tutti i "colori" onde non prestarci a strumentalizzazioni ...) allo
scopo di avere un'interpellanza parlamentare e comunque di mettere il
problema "sul piatto", dato che il prossimo ministro sara' necessariamente
"politico" (la discussione su questo aggettivo non ha importanza qui, vero
?). Puo' essere utile far vedere la trasversalita' nord-sud, est- ovest,
ingegneria-lettere, fisica-psicologia, dei problemi (o comunque della
maggior parte di di essi).

Ovviamente andrebbe, per ogni possibile destinatario, studiata la modalita'
con cui sara' poi trasmesso il documento. Secondo noi sarebbe sempre
preferibile il "recapito a vista" alla spedizione, anche laddove cio' si
traduca nel fare semplicemente da fattorini. Questo evita che il plico si
fermi fra la posta da smistare nelle anticamere, segreterie, ... con grande
spreco di fatica ed anche di francobolli. Ai gruppi di Roma sarebbe in
particolare richiesto di recapitare il plico nei vari ministeri. Dietro
accordi preventivi, in qualche caso (giornali) forse e' sufficiente mandare
testo della lettera su carta ed un dischetto con le adesioni (anche se cosi'
si perde l'effetto "scenico": su due colonne con font 6pt. le adesioni
richiedono circa 100 pagine).

3) In questa fase va organizzato e creato un gruppo eterogeneo su piano
nazionale che, con tutte le cautele ed i limiti, sia disponibile in caso di
risposta all'appello

Dobbiamo cercare di definire tutti i dettagli al piu' presto, possibilmente
entro venerdi' 8 marzo. Se tutto fosse pronto, il 12 marzo potrebbe essere
la data per la consegna del primo gruppo di lettere (solo alle istituzioni
?) lasciando eventualmente qualche giorno di margine (?) prima di informare
gli organi di informazione dell'esistenza di un'iniziativa del genere.
Dobbiamo evitare di andare troppo avanti per evitare di essere schiacciati
dalle elezioni ed anche perche' molte questioni vanno fatte affrontare in
tempo utile per risolvere gia' da quest'anno almeno due problemi (data esami
ed entita' delle borse). Come concorderete, nei possibili contatti
preliminari, in particolare con i media, va usata l'adeguata prudenza.

Stabiliti i dettagli, metteremo a conoscenza, con mail apposito, le oltre
1300 persone di come ci si sta per muovere e di che aiuto i singoli possono
dare. Andra' poi, ma con piu' calma, studiata la possibilita' di creare un
sistema di mailing list (per cui scrivendo ad un solo indirizzo ogni
messaggio rimbalza a tutti gli abbonati alla lista) o di newsgroup (forse
piu' appropriato, in quanto eviterebbe il potenziale e fastidioso recapito
di centinaia di messaggi al giorno, anche se meno semplice da utilizzare).

Per ora, la discussione e' aperta ! Ciao, Giovanni Sparacino Paolo Vicini
Simone Zaggia Luca Mainardi


----- Inizio lettera -----

BOZZA 1/3/96

Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri
Al Ministero dell'Universita' e della Ricerca Scientifica e Tecnologica
Al CUN
Ai Rettorati delle Universita' Italiane sedi di corsi di dottorato
Al Ministero della Pubblica Istruzione
Al Ministero dell'Industria
Al Ministero del Lavoro
Al Ministero della Funzione Pubblica

Per conoscenza:
alla Presidenza della Repubblica;
ai rappresentanti dei cittadini in Parlamento;
alle Confederazioni Sindacali;
agli organi di informazione.

Siamo un gruppo di NUMEROFINALE dottorandi e dottori di ricerca nato da uno
scambio di corrispondenze avvenuto sulla rete Internet tra il 9/1/96 ed il
1/3/96.
Il dottorato di ricerca, istituito in Italia nel 1980 (d.p.r. 382) con
notevole ritardo rispetto al resto dell'Europa e dei paesi industrializzati,
conferisce il piu' alto grado di istruzione previsto nell'ordinamento
accademico italiano. Ai posti per i corsi di dottorato (circa 4000 all'anno
divisi fra circa NUMERO?? corsi), che hanno nella maggior parte dei casi
durata tri-quadriennale, si accede mediante concorso pubblico.
Ai vincitori, che devono compiere a tempo pieno attivita' di formazione e di
ricerca organizzate e seguite dal collegio dei docenti dello specifico corso
ed in particolare da un tutore nominato dal collegio stesso, lo Stato
fornisce una borsa di studio di 13 milioni annui (importo invariato da sei
anni).
Il dottorato di ricerca e' intrapreso da chi, di solito dopo una laurea
brillante, decide di continuare a studiare ancora auspicandosi una carriera
accademica o un futuro professionale in ambiti dove e' necessaria o utile
una significativa esperienza nella ricerca. Come testimoniano i lavori
pubblicati, molti dottorandi conseguono risultati di ricerca di
significativo interesse scientifico.
Dopo il conseguimento del titolo, la preparazione e l'esperienza dei dottori
di ricerca viene in Italia troppo spesso accantonata. All'estero questa
offre invece, oltre agli sbocchi accademici, un valido passaporto per una
prestigiosa collocazione in industrie, enti di ricerca (privati e statali),
ospedali, ...
In Italia, considerato il numero di posti di ricercatore universitario
banditi annualmente, sono estremamente scarse le possibilita' di inserimento
nel mondo accademico per le migliaia di dottori di ricerca. Peraltro, i
concorsi pubblici a ricercatore universitario sono i soli dove il diploma di
dottore di ricerca e' incluso fra i titoli culturali valutabili.
Al di fuori dell'universita', il titolo di dottore di ricerca non
costituisce mai un titolo preferenziale o comunque quasi mai valutabile per
l'accesso agli enti pubblici e alle amministrazioni dello Stato che quindi,
dopo aver finanziato l'istruzione dei dottori di ricerca (180 Mld/anno per
le sia pur esigue borse di studio), e' paradossalmente il primo a non
riconoscerli.
Se nel settore pubblico il titolo di dottore di ricerca non da' nessun
vantaggio, nel campo privato esso puo' costituire addirittura una nota
negativa di fronte all'industria che, per motivi di disinformazione, o a
volte miopia o semplicemente convenienza, tratta spesso il dottore di
ricerca come un neolaureato, pero' piu' vecchio, ignorando comunque le
capacita' e le esperienze che molti dottori acquisiscono mediante studio,
ricerca, soggiorni all'estero, collaborazioni e divulgazione di risultati in
un ambito per sua natura internazionale ed alla frontiera dell'innovazione
scientifica e tecnologica.
I tre-quattro anni passati nella ricerca universitaria italiana diventano
quindi per i dottori di ricerca un investimento spesso perduto e pagato a
caro prezzo, data la difficolta' di offrirsi al mercato a quattro-cinque
anni dalla laurea. A tal proposito, va anche detto che lo Stato italiano non
riconosce ai dottori di ricerca neanche il diritto di riscattare gli anni di
dottorato ai fini pensionistici, come fa peraltro per altri corsi come le
Scuole di Specializzazione in Medicina.

A queste serie difficolta' si aggiunge la assurda trafila burocratica cui
gli aspiranti dottori di ricerca devono sottostare, terminato il corso, per
conseguire il titolo. L'attivita' ufficiale del dottorato -e con essa la
borsa di studio- finisce con il terzo (o quarto) anno accademico. Ad
esempio, quella dei dottorati triennali del ciclo VIII si e' esaurita il
31/10/1995. Da quella data, il dottorando perde il suo status di studente ed
entra in una sorta di limbo. Per conseguire il titolo ha l'obbligo di
presentare, entro febbraio dell'anno solare successivo, una "tesi di
dottorato" (da scrivere in lingua italiana) sulla ricerca svolta che
discutera' di fronte ad una commissione di tre professori universitari del
settore specifico nominata su piano nazionale. Questa commissione, in un
apposito esame finale senza possibilita' appello, lo giudichera' degno del
titolo o no.
La data di tale esame cambia di anno in anno e tende preoccupantemente a
spostarsi in avanti nel tempo. I dottorandi che avevano ultimato l'attivita'
ufficiale al 31/10/94 e che avevano consegnato le tesi all'inizio del 95 le
hanno potute discutere solo tra ottobre 95 e gennaio 96, dopo essere stati
informati della data dell'esame anche solo poche settimane prima.
Dopo aver sostenuto l'esame, per poter chiedere la certificazione ufficiale
del conseguimento del titolo, bisogna prima depositare (obbligatoriamente a
mano !) due copie della tesi presso le biblioteche nazionali di Firenze e
Roma, cosa che si puo' fare solo quando si siano ricevuti dalla segreteria
dell'Universita' sede d'esame i giudizi stilati dalla commissione
esaminatrice.
Cio' richiede altro tempo. Questi ritardi provocano gravi e seri danni agli
"ex-dottorandi", che, dopo tre-quattro anni di studi, si ritrovano a
passarne almeno un altro di fatto da neolaureati.
Inoltre, le modalita' ed i ritardi legate a discussione della tesi e
certificazione del conseguimento del titolo, oltre ad imporre vincoli e
costi evidenti e grotteschi, comportano l'impossibilit`: a) di presentare la
domanda per concorrere a borse di studio post-dottorato (ce ne sono
complessivamente NUMERO?? di importo variabile, in media 18 milioni annui),
comunque fruibili se vincitori solo per l'anno accademico successivo; b) di
far valutare il titolo di dottore di ricerca in un eventuale concorso di
ricercatore che venga bandito nel frattempo; c) di sfruttare il titolo
presso quelle poche realta' extra- accademiche italiane che se ne mostrino
interessate, o comunque all'estero. In particolare, visto anche il punto a),
dopo il termine della borsa di dottorato l'unica via per sopravvivere e'
spesso il trasferimento all'estero.

L'Italia e' annoverata tra i sette paesi del mondo maggiormente
industrializzati. La situazione dell'Universita' e del dottorato testimonia
la scarsa attenzione della classe dirigente italiana verso la ricerca, senza
la quale il benessere di un paese industrializzato non si conserva a lungo.
Nel nostro paese, per giunta, le condizioni imposte ai dottorandi/dottori
sembrano voler precludere la strada della ricerca alle persone che, per
quanto valide e meritevoli, non hanno una famiglia ricca alle spalle, con
pace del normale buon senso e del diritto allo studio.

Crediamo che la soluzione di molti problemi dei dottorandi e dottori di
ricerca possa essere ottenuta facilmente con atti legislativi molto semplici
e senza carichi finanziari (o con carichi finanziari davvero minimi) da
parte dello Stato. Chiediamo pertanto:

1. che un provvedimento urgente stabilisca che, assolutamente gia' da
quest'anno, le date dell'esame finale siano fissate entro e non oltre il
ragionevole termine di mesi 3 dalla data limite di consegna della tesi,
regolamentando per legge anche le ulteriori code burocratiche per la
certificazione dell'avvenuto conseguimento del titolo e consentendo fra
l'altro la spedizione a mezzo raccomandata della tesi alle biblioteche
nazionali;

2. che, onde evitare che lo Stato italiano continui annualmente a produrre
(in maniera di fatto ipocrita) qualche migliaio di figure dall'etichetta
accademica rispettabile ma nella pratica inutile, il Ministero della
Universita' e della Ricerca Scientifica e Tecnologica si preoccupi
seriamente e celermente di diffondere informazioni sulla figura del dottore
di ricerca presso l'industria e l'azienda privata (tramite ad esempio
seminari, pubblicazioni, interventi presso confederazioni industriali e
camere di commercio, istituzione di una banca dati con i curricula dei
dottori, ... ) e che imponga alle singole sedi di dottorato di fare
altrettanto sulle attivita' specifiche di ricerca. Cio' a salvaguardia non
solo del capitale umano creato tramite i corsi di dottorato, ma anche degli
investimenti finanziari che lo Stato aveva sostenuto per l'istruzione dei
dottori di ricerca;

3. l'inclusione del titolo di dottore di ricerca e degli anni di dottorato e
post-dottorato fra i titoli valutabili in tutti i concorsi pubblici e
nell'accesso agli enti pubblici ed alle amministrazioni dello Stato;

4. la facolta' di riscattare gli anni di dottorato e post- dottorato ai fini
previdenziali e di ricostruzione della carriera;

5. che, pur nello spirito di continuare a cercare di tutelare il dottorando
dagli abusi e nel rispetto del suo ruolo di studente, si regoli l'eventuale
attivita' didattica -che di fatto egli gia' molto spesso e' chiamato ad
espletare in abuso alla normativa ora vigente- imponendo per essa la
tassativa approvazione ed il severo e serio controllo del collegio dei
docenti ed un ragionevole tetto, ma rendendola al tempo stesso legale e
soprattutto documentabile;

6. che un provvedimento stabilisca che il dottorando, dietro approvazione
del collegio dei docenti, abbia facolta' di scrivere la tesi in lingua
straniera, come gia' avviene in quasi tutti i paesi europei, ottenendo cosi'
la possibilita' di usarla per divulgare all'estero i risultati ottenuti;

7. che interventi appropriati, incluso l'adeguamento della borsa di studio
al costo attuale della vita, cancellino l'anacronistico paradosso per cui la
strada della ricerca sembra farsi via via percorribile ai soli ricchi e per
cui si costringono i migliori giovani ricercatori all'emigrazione o comunque
ad abbandonare tale strada, dopo averne pagato pero' l'istruzione;

8. che venga aperta urgentemente una seria discussione sulla revisione degli
aspetti centralistici ed organizzativi dei corsi di dottorato, concausa, ad
esempio, dei problemi riguardanti l'esame finale, in parte toccati da un
disegno di legge presentato nel novembre 95 dal Ministero della Universita'
e della Ricerca Scientifica e Tecnologica, ma non approvato in prima istanza
dal CUN; che, in particolare, tale revisione includa la chiara definizione
delle responsabilita' del collegio dei docenti nella definizione
dell'attivita' di formazione del dottorando e dei doveri di quest'ultimo;
che, in tale revisione, si tenga anche conto dei pericoli derivanti dal
possibile scollamento dell'accademia dalla realta' produttiva.

Ci uniamo alle voci che ultimamente invocano con forza una riforma urgente e
seria del sistema accademico italiano. Chiediamo che in questa riforma non
venga sottovalutato o peggio dimenticato il ruolo del dottorato di ricerca,
che dovrebbe formare non solo il futuro della ricerca italiana, pubblica e
privata, ma anche quello della stessa classe accademica.
Le richieste da 1 a 7 sopra esposte nascono per sollecitare chi di
competenza a risolvere con celerita' dei problemi molto gravi per i
dottorandi/dottori, ma ciononostante estremamente semplici e facili da
affrontare. L'esaudimento di esse e' solo il punto di partenza per quella
riforma del dottorato di ricerca in Italia che renda questa istituzione
paragonabile a quella degli altri paesi industrializzati, in particolare
comunitari.

Inviamo la presente protesta-appello alla Presidenza del Consiglio dei
Ministri, al Ministero dell'Universita' e della Ricerca Scientifica e
Tecnologica, al CUN, ai Rettorati di tutte le Universita' Italiane sedi di
corso di dottorato, al Ministero della Pubblica Istruzione, al Ministero
dell'Industria, al Ministero del Lavoro, al Ministero della Funzione
Pubblica. Per conoscenza inviamo la stessa a Presidenza della Repubblica,
organi di informazione, confederazioni sindacali, rappresentanti dei
cittadini in Parlamento.

Seguono NUMEROFINALE firme di dottori e dottorandi di ricerca (raccolte in
ordine sparso mediante posta elettronica).

_________________________________












PUNTATA NUMERO 10



[continua la storia della "Lettera"]

RR

______________________________


ULTIMA BOZZA DELLA LETTERA

>From dotric@xxxx.xxi.unipd.it Tue Mar 12 21:48 MET 1996

Cari colleghi, stavolta saremo brevi e telegrafici con le nostre
idee-proposte.

1) trovate copia della lettera con le modifiche chieste da Guido (punto 8) e
l'aggiunta del discorso laboratori. Dateci una letta, soprattutto perche'
potrebbe esserci ancora qualche errore.

2) i gruppi di Luca Mainardi e Fabio Prestopino (aggiungete alla lista
l'e-mail di Fabio: fpxray@xxxx.xxam.unibo.it, in rappresentanza dei
chimici di Bologna) stanno alacremente lavorando ad una versione abbreviata
della lettera che ovviamente ricalchera' il testo "lungo" ma che dovrebbe
risultare piu' vicina ai requisiti di divulgazione ed agli scopi che con
questa vogliamo raggiungere; tale sunto sara' comunque sempre affiancato
dalla lettera lunga, perche' sia chiaro cosa e' stato spedito a chi di
competenza.

3) giovedi' o al piu' tardi venerdi' si manda al gruppo dei 1300-1400 la
versione finale. Non ci sono modifiche sostanziali dalla versione 2 cui il
gruppo ha aderito, ma e' giusto dare 48 ore di tempo a quei (pochissimi,
speriamo) che volessero per qualche motivo ritirarsi. Preannunciamo cosa
stiamo per fare e come potranno essere utili attivamente in seguito (vedi
anche oltre);

4) Per lunedi' (cosi' aggiorniamo le firme) sara' pronto tutto su anonymous
FTP. Martedi' 19.03 si puo' spedire agli organi competenti. Visto che nessun
dott. romano finora si e' offerto di aiutarci non resta che dividersi le
spese -e' il problema minore- e sperare piuttosto, intensamente, che il
plico non finisca ad ammuffire nelle anticamere con le tonnellate di posta
comune che quotidianamente arrivano ai ministeri (cancellando cosi' tutta la
disumana fatica fatta finora). Non crediamo serva davvero, ma potrebbe
tornar utile scrivere "Alla segr.particolare del Ministro" o qualcosa del
genere. Ognuno si dovrebbe procurare il suo indirizzo, in particolare:

Padova Bio
-Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri
Milano Bio
-Al Ministero dell'Universita' e della Ricerca Scientifica e Tecnologica
Bologna (Luca V.+Chimici)
-Al CUN Torino
-Al Ministero della Pubblica Istruzione
Pisa
-Al Ministero dell'Industria Trieste
-Al Ministero del Lavoro
Chieti (ci siete ?) oppure (se Chieti non risponde) Milano elettronici
- Al Ministero della Funzione Pubblica
Padova Astronomi
- Alla Presidenza della Repubblica;

Con spedizione postacelere dovrebbe costare L.12.000 (o forse 18.000,
dipende dal peso). Postacelere e' preferibile alla raccomandata perche', al
di la' dei tempi di consegna, e' meno sensibile al problema "peso" (fino a
500g costa 12, fino a 1Kg costa 18, ecc...). Ogni gruppo coprira' anche i
rettorati della propria regione o si attivera' in modo che cio' venga fatto.
Per tale data dovrebbe essere pronta anche la versione breve della lettera e
la sua presentazione per i direttori dei giornali.

4) lunedi' 25 si manda ai destinatari per conoscenza concordati e secondo le
modalita' concordate. Al contempo si rende, per trasparenza e logica (e'
gia' sul WEB), disponibile tutto (documento, aderenti, posta in arrivo su
dotric@pia) via anonymous FTP. Gli aderenti ricevono un messaggio in cui gli
si chiede , eventualmente, di copiarsi con FTP il documento e di consegnarlo
al rettorato della propria citta' se non compresa nell'elenco che riusciamo
a coprire noi "snodi";

5) crediamo che Luca Valenziano sia in grado di gestire una pagina WEB
tramite cui (confrontate quella di Micucci al Cineca con cui si aderiva
direttamente all'iniziativa) chiunque (dott, prof, ric, ...) puo' sostenere
l'iniziativa fornendo via WEB nome cognome e posizione. Mensilmente si
potra' spedire al solo MURST l'elenco dei "sostenitori", anche non
dottorandi. Questo realizza il piano gia' proposto da Guido Germano (firme
dei professori, ricordate ?), senza ritardare l'invio dell'appello e senza
potenzialmente porre l'attenzione su imbarazzanti proporzioni che non si
puo' escludere, anche solo per pigrizia, possano venir fuori (tipo: 1400
dott e 500 prof). Inoltre riscalderebbe di tanto in tanto l'urgenza del
problema. Luca: si potrebbe chiedere ad Alfonso Micucci se e' disponibile a
dare ancora una mano (e' stato finora sempre gentilissimo, e non vorremo
approfittarne, pensa che non e' neanche un dott !) magari fornendoti il
codice o qualcos'altro ... Dal 25 marzo potrebbe funzionare anche questa
pagina, che andrebbe pubblicizzata adeguatamente.

In attesa di risposta.

Giovanni Sparacino
Paolo Vicini

______________________

il testo della lettera si trova nello "Speciale" del 9 gennaio.

______________________

La risposta del Ministro Salvini


(Poichè non avevamo indicato chiaramente il recapito del nostro
coordinamento nazionale, la segreteria del Ministro ha inviato la risposta
al Prof. Arnaldo Brandolini del Politecnico di Milano, che compariva
nell'elenco dei firmatari.

Il disegno di legge che il Ministro allega alla sua risposta ci era già
noto, tantevvero che lo abbiamo menzionato verso la fine della nostra
lettera insieme al parere negativo espresso dal CUN nel novembre 1995 in
merito al ddl stesso.)



Roma, 12 aprile 1996

Prot. 7669/MS


Prof. Arnaldo Brandolini
Dipartimento di Elettrotecnica
Politecnico di Milano
P.zza Leonardo da Vinci, 32
20133 MILANO


La lettera di appello indirizzata da un numeroso gruppo di dottorandi e
dottori di ricerca, senza data ma qui pervenuta il 21 marzo, ha suscitato
vivo interesse e la massima attenzione. La forma prescelta per far conoscere
i problemi e proporre delle soluzioni ( e cioe' una lista di firmatari, ma
senza un gruppo di coordinamento o persone con cui prendere contatto) non ci
fornisce nell'immediato uno o piu' interlocutori a cui rivolgerci. Ci
auguriamo che nei prossimi giorni sia possibile individuare tali
interlocutori, affinche possa instaurarsi un dialogo diretto. Ma sin d'ora,
ed in attesa di una piu' circostanziata ed esauriente risposta, desidero
fornire alcuni primi elementi. E mi rivolgo in primo luogo agli altri
destinatari della lettera.
Il problema del dottorato di ricerca, e della sua indispensabile riforma,
era uno degli elementi principali del programma che ho illustrato alle
Commissioni Parlamentari competenti, all'atto della mia nomina.
Il "problema dottorato" che comprende anche i sottoproblemi segnalati nella
lettera, e' stato per alcuni mesi oggetto di approfondimento da parte del
Ministero, congiuntamente all'Accademia Nazionale dei Lincei ed alla
Conferenza Permanente dei Rettori sino a produrre un disegno di legge che fu
distribuito, in forma preliminare ed interlocutoria, al Consiglio dei
Ministri (vd. copia allegata). Su tale disegno di legge si pronuncio' in
forma interlocutoria anche il Consiglio Universitario Nazionale, il quale lo
approvo' in linea di massima riservandosi, in un immediato futuro, di dare
un parere piu' dettagliato. Il disegno suddetto non ha potuto avere un
percorso parlamentare, in quanto altri problemi (la legge sui concorsi, il
piano triennale dell'Universita' etc) hanno avuto massima urgenza e quindi
precedenza.
Desidero qui ricordare che cio' che caratterizzava come veramente innovative
le proposte era il fatto che il dottorato, dal carattere attuale, di
propedeutica alla ricerca nell'Universita', avrebbe acquistato un carattere
propedeutico al mercato del lavoro. Quindi non solo "formazione per la
ricerca" ma piuttosto "ricerca per la formazione" e quindi ampio spazio alla
collaborazione con le imprese e con i servizi e loro compartecipazione nelle
scelte formative. Con cio' intendevasi anche aprire ai nostri dottorandi
l'ampio mercato del lavoro dell'Europa.
E' quindi nell'ambito di questa impostazione riformatrice che debbono essere
esaminati i singoli specifici problemi posti dalla lettera-appello. Tale
esame e' stato gia' iniziato nell'ambito di una riunione ai massimi livelli
del Ministero e ha messo in evidenza come alcuni di tali problemi possono
essere risolti in via amministrativa, mentre altri richiedono un passaggio
legislativo che non e' possibile oggi percorrere, ma che potra' essere
invece impostato per la prossima legislatura. Cio' detto da una lettura del
disegno di legge qui allegato si puo' evincere come le esigenze prospettate
nella Vostra lettera-appello siano state in gran parte gia' considerate, e
risulterebbero soddisfatte laddove la legge venisse approvata in Parlamento.

Ritengo, comunque, che siate in tempo per fare osservazioni sul disegno di
legge e cerchero', ove possibile, di tenerle in debita considerazione.

Mi riservo, comunque, nei prossimi giorni, di farvi pervenire risposta
circostanziata sulle iniziative che saranno prese in via amministrativa o
legislativa.


Giorgio Salvini



Allegato: testo della proposta di legge


Art. 1 (Dottorato di ricerca)


Al termine di appositi corsi successivi alla laurea e di una prova finale
pubblica, le universita' rilasciano per aree specifiche il titolo accademico
di dottore di ricerca a coloro che, avendo concluso il piano personale di
studi definito e articolato su programmi strutturati di carattere generale,
intersettoriale e multidisciplinare, dimostrino di avere acquisito una vasta
metodologia di ricerca scientifica e di avere raggiunto una elevata
capacita' critica e creativa nel realizzare e gestire in autonomia ulteriori
progetti scientifici all'interno dell'area interessata, secondo criteri e
tecniche internazionalmente riconosciuti.
Il corso di dottorato consiste nella frequenza, presso uno o piu'
dipartimenti o facolta', di lezioni e di seminari e nello svolgimento di un
programma di ricerca; il piano personale di studi contempla che parti
significative del programma di ricerca e di frequenza devono essere svolte
presso altre Universita', presso imprese o presso organizzazioni di ricerca,
pubbliche o private, sia italiane e sia straniere. Esso deve costituire per
lo studente occasione di apprendistato interattivo tramite il lavoro di
gruppo e di relazione in ambiti di alta qualificazione.
La prova finale pubblica, consistente nella discussione su una dissertazione
scritta inerente al programma di ricerca portato a termine dal candidato e
sui suoi risultati, e' svolta davanti a una commissione, nominata dal
Rettore, di professori e di esperti in numero non superiore a cinque,
formata in riferimento al quadro culturale della tesi presentata, con la
partecipazione di docenti o esperti di altre Universita' e di Enti di
ricerca e produttivi.
Il certificato attestante il titolo riporta l'indicazione dell'universita'
presso cui il corso e' stato frequentato, il curriculum seguito con i
giudizi parziali e globali delle attivita' formative svolte, il tempo
trascorso in formazione presso altre istituzioni, imprese, o enti di
ricerca, la descrizione sintetica dell'oggetto principale della tesi, ogni
altra notizia piu' dettagliata a discrezione della istituzione universitaria
interessata.
Il titolo di dottore di ricerca e' valutabile nei concorsi pubblici tra i
titoli scientifici con punteggio non inferiore a quello attribuito ai
diplomi di specializzazione o di perfezionamento e costituisce, a parita' di
merito, titolo preferenziale.
Art. 2 (Istituzione dei corsi)


Le Universita', d'intesa con altra istituzione omologa, con un Ente di
ricerca pubblico o privato, con imprese e loro associazioni interessate, e
in concorso con organismi esteri similari, in relazione alle risorse proprie
o finalizzate, comunque acquisite, e con riguardo al fabbisogno
infrastrutturale, didattico e scientifico disponibiile possono attivare
corsi di dottorato di ricerca per le aree di afferenza in cui l'Ateneo e i
soggetti promotori portino avanti specifici progetti di alta ricerca.
I corsi sono istituiti in riferimento al fabbisogno di dottori di ricerca
stimato nel breve-medio periodo e sulla base di specifici progetti
didattici, organizzativi e finanziari, aventi durata triennale e
rimodulabili di anno in anno, previa autorizzazione del Ministro
dell'Universita' e della Ricerca Scientifica e Tecnologica, che vi
provvede - avuto riguardo a un equilibrato assetto territoriale e
disciplinare, nonche a criteri di competitivita' e diversificazione tra le
universita' - secondo criteri generali definiti dal CUN.
I corsi di dottorato di ricerca hanno durata triennale e sono improntati
alla flessibilita' anche temporale, in relazione alla durata del corso di
laurea, al curriculum complessivo degli studi compiuti, al grado di
formazione dell'allievo e con riguardo all'obiettvo formativo da realizzare,
assicurando che il programma totale di studi accademici del candidato abbia
la stessa durata e porti al raggiungimento dello stesso livello descritto
all'art. 1, comma 1.
Con decreto del Rettore e' emanato un apposito regolamento dei corsi, in
sintonia a1 Regolamento tipo predisposto dal Ministro, sentito il CUN, con
il quale sono definiti:
a. i piani di studio individuali;
b. i i criteri di accesso degli studenti al corso;
c. le forme di intesa organizzativa e finanziaria;
d. i modi di cooperazione con altre universita' italiane o straniere;
e. le modalita' di composizione della commissione di tesi, del collegio dei
docenti e di un apposito Comitato di garanzia, con la partecipazione del
Rettore e di esperti estranei all'Universita', responsabile dell'andamento e
della operativita' di tutti i corsi attivati, a tutela del prestigio
dell'Ateneo e della solidita' dei suoi diplomi nel contesto scientifico
internazionale;
f. i criteri per l'impostazione di programmi interdisciplinari che tengano
conto di esigenze imprenditoriali e del mercato del lavoro nonche per
armonizzare i percorsi formativi in relazione a standard definiti a livello
internazionale.

Art.3 (Ammissione ai corsi di dottorato)


Ai corsi di dottorato sono ammessi i cittadini italiani e stranieri, previa
prova scritta di esame e nei limiti del numero programmato con i progetti
triennali di cui all'art. 2 comma 2 sulla esclusiva base della capacita' ed
a prescindere dal conferimento di una borsa di studio.
Il Consiglio di amministrazione dell'Universita' stabilisce i criteri per la
determinazione della quota annua di partecipazione dell'allievo, in rapporto
al costo connesso allo svolgimento delle attivita' formative richieste e in
relazione al reddito individuale e familiare, e, per l'Ente o Azienda
committente, pro quota, tenuto conto degli oneri complessivi di
funzionamento del corso.
Le Universita' promuovono presso Enti e Aziende pubbliche e private, in
concerto con le universita' e gli Enti promotori o convenzionati, l'avvio di
dottorati nei campi che possano acquisire il supporto di programmi
infrastrutturali o di formazione della Unione Europea ovvero per attivare
contratti di formazione-lavoro da parte di Enti, Istituzioni o Fondazioni,
pubbliche o private, interessati a formare specifiche professionalita'
acquisibili tramite la ricerca.
Per attuare i progetti triennali di cui all'art. 2 comma 2, in concorso con
le altre specifiche entrate pubbliche e private, il Ministro
dell'Universita' e della Ricerca Scientifica e Tecnologica, con proprio
decreto, sentita la Conferenza dei Rettori delle universita' italiane,
assegna alle universita' annualmente il fondo previsto nell'apposito
capitolo dello stato di previsione della spesa del Ministero quale
contribuzione finalizzata all'erogazione di borse di studio ai capaci e
privi di reddito, nonche alla realizzazione di programmi infrastrutturali o
di formazione dell'Unione Europea.
Con il medesimo decreto di cui al comma 4 il Ministro stabilisce i criteri
cui le universita' devono attenersi per definire, nell'ambito delle proprie
disponibilita' finanziarie l'entita' delle borse di studio e le relative
modalita' di erogazione agli iscritti ai corsi di dottorato particolarmente
meritevoli, che non abbiano redditi sufficienti e non usufruiscano, o
usufruiscano soltanto parzialmente, di borse di studio o contratti da parte
di altri Enti o Aziende.
Art. 4 (Diritti e doveri dei dottorandi)


Gli ammessi ai corsi di dottorato non possono svolgere attvita' libero
professionale o retribuita, sotto qualsiasi forma. Ai dipendenti pubblici
compete il congedo straordinario con assegni di pari entita' alla borsa di
studio per l'intera durata del corso e, a quelli la cui partecipazione e'
disposta d'ufficio dal datore di lavoro, la conservazione del trattamento
economico in godimento.
Gli ammessi ai corsi di dottorato non possono essere contemporaneamente
iscritti ad altri corsi di studio universitario, sia in Italia che
all'estero. Per coloro che siano gia' iscritti a scuole di specializzazione
o ad un corso di laurea, la durata dei predetti corsi e' sospesa fino alla
cessazione della frequenza del corso di dottorato.
Lo studente deve completare il programma totale e i cicli parziali con
risultati positivi accertati ogni 6 mesi dal collegio dei docenti. Se i
risultati non sono ritenuti soddisfacenti, allo studente viene offerta per
una sola volta la possibilita' di recupero entro il periodo di tre mesi. Lo
studente e' escluso dal corso, sia nel caso che rifiuti il recupero, sia nel
caso che non ottenga una valutazione positiva alla fine dei tre mesi. Il
dottorando ha il diritto di richiedere che la decisione finale venga rimessa
al Comitato di Garanzia, che provvede definitivamente sentito il
supervisore.
Nei casi gravi puo' essere altresi' escluso dal corso, fatte salve le
determinazioni del Comitato di Garanzia di cui al comma terzo, lo studente
che non si conformi al regolamento, alle prescrizioni del Collegio dei
docenti, all'obbligo di permanenza o partecipazione in Italia o all'estero a
progetti di ricerca o a cicli di studio, che non entri a fare parte attiva
dei gruppi di ricerca o delle reti non soltanto a livello interno ma anche
delle altre istituzioni coinvolte nel processo formativo.
Allo studente e' in ogni caso richiesta l'acquisizione delle tecniche
informatiche di uso pratico, di conoscenza corrente di almeno una lingua
estera, oltre l'italiano, di applicazione di metodologie relative
all'analisi dei problemi e al monitoraggio degli investimenti pubblici e
privati in materia di ricerca, che costituiscono contenuto essenziale della
formazione del dottorando.
Ai partecipanti ai corsi di dottorato si estendono, in materia di rinvio del
servizio militare di leva, le stesse disposizioni previste per gli ammessi
ai corsi di laurea. Sono altresi' estese alle donne ammesse ai corsi di
dottorato di ricerca le norme vigenti in materia di tutela della maternita'
senza l'erogazione di beneficio alcuno a carico del bilancio universitario.
Le Amministrazioni pubbliche possono stabilire di procedere all'assunzione a
tempo determinato, mediante contratti di diritto privato, di dottori di
ricerca.
Art. 5 (Sostegno ai corsi di dottorato)


I benefici pubblici o fiscali per la partecipazione a un corso di dottorato
di ricerca sono usufruibili per una sola volta.
I costi sostenuti per la partecipazione ad un corso di dottorato di ricerca
sono integralmente detraibili dal reddito per le persone fisiche o dal
reddito di impresa, anche nel caso di sponsorizzazione tramite borse di
studio o di incentivazione o di erogazone liberale a sostegno delle
attivita' del corso.
Ove i risultati del programma di ricerca portato a termine dal dottorando
siano suscettibili di brevettabilita', i proventi derivanti dall'eventuale
sfruttamento economico del brevetto, detratti i relativi costi, sono
ripartiti in parti uguali tra l'Universita' e l'inventore stesso; nel caso
in cui la partecipazione al corso di dottorato sia avvenuta su commissione
di un'Amministrazione pubblica o privata, i proventi vengono invece
assegnati per un terzo all'Universita', per un terzo all'amministrazione
interessata, per un terzo al dipendente inventore.
Art. 6 (Norma abrogativa e finale)


Sono abrogate le disposizioni di cui al capo II del Titolo III del decreto
del Presidente della Repubblica 11 luglio 1980 n. 382, come modificato dalla
legge 13 agosto 1984 n. 476, e al capo III del medesimo Titolo III del
citato decreto non compatibili, nonche' ogni altra norma in contrasto con la
presente legge.

D/prov-leg/dottor3
(5/9/1995)



---------------------------








PUNTATA NUMERO 11
Messaggio inviato ad Adi-notizie




Cinque anni fa, il 16 gennaio 1998, nasceva l'ADI.

In questo "Speciale", vogliamo ricordare il nostro compleanno
sobriamente, riportando qui sotto l'Atto Costitutivo, redatto a Firenze
dai soci fondatori alla presenza di un notaio, e il nostro Statuto -
documenti peraltro reperibili nel sito web.

Abbiamo gia' avuto l'occasione di ricordare che l'ADI nacque a
seguito del Movimento dei Dottorandi che si sviluppo' tra il 1996 e il
1997 per portare all'attenzione dell'opinione pubblica i gravi problemi
burocratici, economici e di considerazione sociale del dottorato di
ricerca in Italia. In quel periodo si formo' una coscienza comune, maturo'
la consapevolezza che i dottorandi e i giovani ricercatori potevano farsi
interpreti di bisogni e interessi generali del Paese, e quindi non solo di
rivendicazioni occasionali e particolari. E si formo' una classe
dirigente, sul campo, attraverso le Asseblee, le riunioni, le discussioni
via e-mail, l'organizzazione dei servizi informatici.

Un mese prima della costituzione giuridica, il 15 Dicembre 1997,
l'ADI raccoglieva le sue prime iscrizioni. Il computer di un nostro
collega (in un laboratorio del Dipartimento di Ingegneria Biofisica ed
Elettronica, all'Universita' di Genova), iniziava a registrare nel suo
database i nominativi dei primi soci. Solo nel primo giorno furono
registrate 242 domande di iscrizione. Chi si occupava della gestione
informatica (e che se ne occupa tuttora) ricorda di quei ripetuti
rallentamenti del proprio PC, che coincidevano con i picchi dei
collegamenti via Internet da parte dei neo soci.

Abbiamo "rottamato" quel vecchio PC e ora abbiamo un nostro server
indipendente, sul quale stiamo concludendo il riordino di tutto il
software di gestione del nostro archivio, delle mailing list e dei vari
meccanismi di comunicazione, per avere un rapporto sempre piu' stretto e
costante con i soci. Nel frattempo abbiamo scambiato circa 75.000 messaggi
(una media di 15.000 all'anno, per 5 anni), contenenti un intensissimo e
democratico scambio di opinione, richieste di aiuto, progettazione e
realizzazione di iniziative.

In questi cinque anni tante cose sono cambiate. L'associazione e'
cresciuta, si e' fatta conoscere, ha proposto all'attenzione degli
interlocutori istituzionali e dell'opinione pubblica i problemi relativi
al Dottorato di Ricerca in Italia e, piu' in generale, alla difficile
situazione del mondo della ricerca del nostro Paese. E le proprie proposte
di soluzione. Abbiamo registrato successi ed insuccessi; possiamo pero'
dire, con un po' d'orgoglio, che se in Italia e' cresciuta l'attenzione
verso i temi della ricerca, dei giovani ricercatori, della fuga dei
cervelli, un po' di merito e' anche dell'ADI. Ma quel che conta e' che
siamo cresciuti in consapevolezza, visibilita' e autorevolezza, e che
vogliamo percorrere ancora molta strada.

Tutto cio' ci costa soldi, ma soprattutto tempo ed energie delle
persone che si impegnano. Per questo ti chiediamo di rinnovare la tua
iscrizione, qualora non l'avessi gia' fatto, e di procurare altri soci
alla nostra Associazione. I soci sono la nostra forza, numerica,
economica, rappresentativa. E speriamo che tu voglia anche dedicare parte
del tuo tempo e delle tue energie per contribuire attivamente al
raggiungimento degli obiettivi associativi.


ADI - Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani
www.dottorato.it


___________________________


ATTO COSTITUTIVO


Renzo Chiavistelli NOTARO

Repertorio 280.133
Fascicolo 13.366
COSTITUZIONE DI ASSOCIAZIONE
REPUBBLICA ITALIANA


L'anno Millenovecentonovantotto (1998) e questo di' 16 (sedici) del mese
di Gennaio, in Firenze, Viale Alessandro Volta n. 72.
Dinanzi a me Dottor Renzo Chiavistelli, Notaro in Firenze ed iscritto nel
Collegio Notarile dei Distretti Riuniti di Firenze, Pistoia e Prato, sono
comparsi i Signori:

1) BRAVI CARLO, Dottorando di Ricerca, (omissis)
2) BERNARDO MARCO, Dottorando di Ricerca, (omissis)
3) FOSSELLA SABRINA, Dottoressa di Ricerca, (omissis)
4) FRANCIOSINI ELENA, Dottoressa di Ricerca, (omissis)
5) GERMANO GUIDO, Dottorando di Ricerca, (omissis)
6) GIUDICI FABRIZIO, Dottorando di Ricerca, (omissis)
7) PIAZZA ENRICO, Dottorando di Ricerca, (omissis)
8) SAPPIA ANDREA, Dottorando di Ricerca, (omissis)
9) VILLANI DANIELA, Dottoranda di Ricerca, (omissis)
10) CROCCO LORENZO, Dottorando di Ricerca, (omissis)
11) ANTONELLI GIANLUCA, Dottorando di Ricerca, (omissis)
12) BIANCHETTI MARCO, Dottorando di Ricerca, (omissis)
13) CASTIGLIA FILIPPO, Dottorando di Ricerca, (omissis)
14) POMMIER VINCELLI FEDERICO GUGLIELMO, Dottorando di Ricerca, (omissis)
15) SALVO IVANO, Dottorando di Ricerca, (omissis)
16) VOLTA MARIALUISA, Dottorando di Ricerca, (omissis)



[lo Statuto e l'Atto Costitutivo dell'Adi sono leggibili sul sito www.dottorato.it]




back